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[v. 43-63] | c o m m e n t o | 205 |
no, Sen venne su; questa Lucia con teco 1, portandotene, et io; cioè Virgilio, per le sue orme; cioè per le suoe pedate: allora va bene la ragione, quando seguita le pedate de la grazia illuminante di Dio. Qui ti posò; cioè in questo luogo Lucia; cioè la grazia di Dio presso al purgatorio, e pria mi dimostraro Li occhi suoi belli; cioè a me Virgilio. Questi occhi allegoricamente sono due; cioè iustizia e misericordia, le quali Iddio opera in tutte le cose ch’elli fa; e queste due ci mostrano l’ opere di Dio e fannocele cognoscere: imperò che quando le consideriamo co la nostra ragione, quanto la grazia di Dio illuminante ci permette e concede, la nostra ragione cognosce quello che prima non cognoscea. quella intrata aperta; cioè fe manifesta a me Virgilio; cioè a la ragione pratica di Dante quella intrata del purgatorio; cioè mostrommi come vi s’ entra, che la porta non stava aperta; ma chiusa, come appare di sotto, e però si dè intendere comm’io l’abbo sposto di sopra. Poi ella; cioè Lucia, e l’ sonno; cioè tuo, ad una; cioè insieme, se n’andaro; cioè sparitteno 2 via. E questo dice secondo la lettera, perchè Dante arebbe potuto dire: Dov’è quella donna, che m’à portato? Ma allegoricamente lo nostro autore dà ad intendere che per qualche peccato in che elli cadde, la detta grazia da lui si partitte, e lo fervore de la carità che avea ratto lui all’altessa de la penitenzia: imperò che, come è stato ditto di sopra, l’autore nostro finge sè avere montato in fine al purgatorio e trovato quelli gradi dei negligenti de’ quali àe trattato in fine a qui, o perchè cosi era in lui che s’ avea trovato irretito et impacciato in alcuna di quelle medesime specie di negligenzia ne la vita sua, innanti che venisse a lo stato de la penitenzia; e per mostrare generalmente che così è in tutti li più omini, e da esse non si può l’omo partire sensa la grazia illuminante e lo fervore de la carità. E però àe posto la ditta finzione; ch’ elli sia stato portato, cioè la sua sensualità, da la grazia di Dio e dal fervore de la carità; e la ragione sua abbia seguitato la ditta grazia, in quanto è escito de le ditte specie de la negligenzia; o volliamo intendere quanto al trattato de la materia, o realmente pur di sè, è sallito a trattare del purgatorio o a la penitenzia dei suoi peccati.
C. IX— v. 64-72. In questi cinque ternari lo nostro autore finge la sua montata al balso del purgatorio, dicendo così: A guisa; cioè a similitudine, d’om, che in dubbio si raccerta; cioè essendo in dubbio si certifica del suo dubbio, Et in conforto muta sua paura; cioè, e lassato lo dubbio, muta la paura, che è nata per lo dubbio, in conforto, Poi che la verità li è discoperta; cioè quando la verità li è