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[v. 43-63] | c o m m e n t o | 203 |
la faccia per li occhi, e diventai smorto; ecco che finge che avesse paura de la sua visione, non veduto ancora lo suo effetto, Come fa l’om che spaventato agghiaccia: l’omo per la paura diventa gelato, perchè il sangue corre al cuore. Questa paura finge qui l’autore, per mostrare che la sua sensualità dubitava di potere vastare 1 a l’altessa de la materia: però che ora finge che sia iunto al balso del purgatorio, del quale arà a trattare in giù mai.
C. IX — v. 43-63. In questi sette ternari lo nostro autore finge come si trova 2 portato infine al balso del purgatorio, nel suo sonno e mentre ch’elli sognava, dicendo cosi: Poi ch’io mi svelliai e guardaimi intorno tutto spaurato 3, io non viddi se non Virgilio; e però dice: Da lato; cioè a me Dante, m’era il solo mio Conforto; cioè Virgilio, che significa la ragione che accompagna e guida la sensualità; e bene dice solo, perchè li altri erano rimasi tra li signori giuso nel prato; cioè Sordello, Giudici Nino e lo marchese Currado; e bene dice Conforto: imperò che la ragione conforta, e caccia ogni paura. E il Sol era alto già più che du’ ore; perch’era montato suso più tutto l’segno che pena a montare due ore, et era lo Sole in Ariete, come ditto fu di sopra; e per questo si mostra che già era venuto l’altro di’, sicché potea bene Dante essere stato portato al balso del purgatorio: imperò che ditto fu di sopra che sensa ’l Sole non si potea montare. E il viso m’era a la marina torto; e per questo vuole dimostrare ch’elli non s’avvedea d’esser montato, perch’elli guardava il mare e non lo monte. Non aver tema; cioè paura, disse ’l mio Signore; cioè Virgilio; e ben dice Signore, che la ragione dé signoreggiare, e la sensualità servire, Fatti sicur, che noi semo a buon punto. In fine a qui lo nostro autore àe finto d’esser montato a lo stato de la penitenzia; nel quale montamento è molto periculo; ma poiché l’uomo v’è dentro é più siguro; e per mostrare questo, finge che Virgilio dica le sopra ditte parole, e parla in plurali quanto all’essere, et in singulari quanto al temere: imperò che sola la sensualità teme l’aspressa de la penitenzia, come disse Cristo: Spiritus 4 quidem promptus .est, caro autem infirma; e però dice: Fatti sicur; cioè tu, Dante, per lo quale s’intende la sensualità, che noi semo a buon punto; cioè tu et io, che significa tutto l’omo; cioè la ragione e la sensualità, siamo iunti a quel che desideravamo; cioè al purgatorio che significa lo stato de la penitenzia. Non stringer; ma rallarga; tu, Dante, ogni vigore; questo dice, perchè quando l’omo teme, stringe lo vigore; e quando l’omo à speransa, lo rallarga. Tu sei omai al Purgatorio giunto: ora parla in singulari pure a