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p u r g a t o r i o ix. |
[v. 28-42] |
Santo venne in tale forma sopra li Apostoli, E me; cioè Dante, rapisse suso; cioè al cielo, insin al foco, cioè infine a la spera del fuoco
per la quale vuole significare lo ratto suo in fine a Dio, lo quale è
fuoco di carità e d’amore, al quale finse esser asceso ne la tersa
cantica; e questo prefigura in questo luogo, e però seguita. ivi parea ch’ella et io ardesse; cioè a quella spera giunti, parea a
Dante che ardesse l’aquila, et anco elli; e questo significa che lo
dono de l’amore de lo Spirito Santo fa ardere colui, che l’àe 1, de
l’amore di Dio. E sì l’incendio imaginato; ben dice imaginato; imperò che la visione sta ne la imaginativa; et allegoricamente dimostra che questa visione non fue altro in effetto che la sua imaginazione, cosse; cioè me Dante, Che convenne che il sonno si rompesse;
cioè ch’io mi svelliasse; cioè ch’io partisse l’animo de la ditta imaginazione e tornasse ad altro. Non altramente Achille si riscosse;
qui induce l’autore per similitudine la finzione d’Achille, quando
Teti sua madre lo traffugò. Fingeno li poeti che, poi che Teti ebbe
parturito Achille, ella lo diede a notricare a Chirone centauro et a
maestrare; e quando l’esercito de’ Greci andò a Troia, ella lo transmutò, acciò che non fusse trovato essendo già di più di 2 quattordici
anni, a Schiro all’isula del re Licomede, addormentatoselo in grembo
e vestitolo in abito di femina, acciò che non fusse cognosciuto e
così l’accomandò al re, dandoli ad intendere che fusse femina. E lo
re lo fece stare co le suoe filliuole, et innamorossi con una di quelle
che era la maggiore, che avea nome Deidamia e generò di quella
Pirro; e quando elli in sul di’ fu iunto a Schiro, si svelliò subito
percosso dai raggi del Sole, e meravilliandosi del luogo, che non
vedea li luoghi usati, sj girava intorno; e però dice: Li occhi svelliati rivolgendo in giro; cioè Achille, E non sapendo là dove si fosse: però
che non v’era mai più stato, Quando la madre; cioè d’Achille, cioè
Teti, da Chiron; centauro che l’avea allevato, a Schiro; cioè all’isula di Licomede, Trafugò lui; cioè Achille, perchè non si trovasse
da’ Greci, dormendo in le suoe braccia: però che in braccio addormentato lo portò per mare infino colà, Là onde i Greci; cioè Diomede
et Ulisse mandati a cercare per lui, poi; che la madre ve l’ebbe
appiattato 3, il dipartiro; menandolo con loro a Troia; come scrive
Stazio nel suo Achilleide, li Greci mandonno a cercare per lui, Che mi scossi io; ecco l’adattamento de la similitudine; cioè non altramente si scosse Achille, che io Dante, sì come da la faccia Mi fuggì il sonno; cioè poi che dalli occhi mi fuggì ’l sonno: dalli occhi
fugge lo sonno quando s’apreno, e li occhi sono ne la faccia; e però pone
- ↑ C. M. colui ch’ella è de l’amore
- ↑ C. M. di più di xv anni,
- ↑ C. M. appiattato e nascoso, il dipartiro;