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   202 p u r g a t o r i o   ix. [v. 28-42]

Santo venne in tale forma sopra li Apostoli, E me; cioè Dante, rapisse suso; cioè al cielo, insin al foco, cioè infine a la spera del fuoco per la quale vuole significare lo ratto suo in fine a Dio, lo quale è fuoco di carità e d’amore, al quale finse esser asceso ne la tersa cantica; e questo prefigura in questo luogo, e però seguita. ivi parea ch’ella et io ardesse; cioè a quella spera giunti, parea a Dante che ardesse l’aquila, et anco elli; e questo significa che lo dono de l’amore de lo Spirito Santo fa ardere colui, che l’àe 1, de l’amore di Dio. E sì l’incendio imaginato; ben dice imaginato; imperò che la visione sta ne la imaginativa; et allegoricamente dimostra che questa visione non fue altro in effetto che la sua imaginazione, cosse; cioè me Dante, Che convenne che il sonno si rompesse; cioè ch’io mi svelliasse; cioè ch’io partisse l’animo de la ditta imaginazione e tornasse ad altro. Non altramente Achille si riscosse; qui induce l’autore per similitudine la finzione d’Achille, quando Teti sua madre lo traffugò. Fingeno li poeti che, poi che Teti ebbe parturito Achille, ella lo diede a notricare a Chirone centauro et a maestrare; e quando l’esercito de’ Greci andò a Troia, ella lo transmutò, acciò che non fusse trovato essendo già di più di 2 quattordici anni, a Schiro all’isula del re Licomede, addormentatoselo in grembo e vestitolo in abito di femina, acciò che non fusse cognosciuto e così l’accomandò al re, dandoli ad intendere che fusse femina. E lo re lo fece stare co le suoe filliuole, et innamorossi con una di quelle che era la maggiore, che avea nome Deidamia e generò di quella Pirro; e quando elli in sul di’ fu iunto a Schiro, si svelliò subito percosso dai raggi del Sole, e meravilliandosi del luogo, che non vedea li luoghi usati, sj girava intorno; e però dice: Li occhi svelliati rivolgendo in giro; cioè Achille, E non sapendo là dove si fosse: però che non v’era mai più stato, Quando la madre; cioè d’Achille, cioè Teti, da Chiron; centauro che l’avea allevato, a Schiro; cioè all’isula di Licomede, Trafugò lui; cioè Achille, perchè non si trovasse da’ Greci, dormendo in le suoe braccia: però che in braccio addormentato lo portò per mare infino colà, Là onde i Greci; cioè Diomede et Ulisse mandati a cercare per lui, poi; che la madre ve l’ebbe appiattato 3, il dipartiro; menandolo con loro a Troia; come scrive Stazio nel suo Achilleide, li Greci mandonno a cercare per lui, Che mi scossi io; ecco l’adattamento de la similitudine; cioè non altramente si scosse Achille, che io Dante, sì come da la faccia Mi fuggì il sonno; cioè poi che dalli occhi mi fuggì ’l sonno: dalli occhi fugge lo sonno quando s’apreno, e li occhi sono ne la faccia; e però pone

  1. C. M. colui ch’ella è de l’amore
  2. C. M. di più di xv anni,
  3. C. M. appiattato e nascoso, il dipartiro;