82Et una spada nuda aveva in mano,
Che rifletteva i raggi sì ver noi,
Ch’io dirizzava spesso li occhi in vano.1
85Dite costinci, che volete voi?
Cominciò elli a dir: ov’è la scorta?
Guardate che il venir su non vi nôi,
88Donna del Ciel di queste cose accorta,
Rispose il mio Maestro a lui, pur dianzi
Ne disse: Andate là, quivi è la porta.
91Et ella i gradi vostri in bene avanzi,2
Ricominciò il cortese portonaio:
Venite dunque a’ nostri gradi inanzi.
94Là ne venimmo; e lo scallion primaio
Bianco marmo era sì polito e terso,
Ch’io mi specchiava in esso, qual io paio.
97Era il secondo, tinto più che perso,
D’una petrina ruvida et arsiccia,
Crepata per dilungo e per traverso.3
100Lo terzo, che di sopra s’ammassiccia,
Porfido mi parea sì fiammeggiante,
Come sangue che fuor di vena spiccia.
103Sovra questo tenea ambo le piante
L’Angel di Dio, sedendo in su la sollia,
Che mi sembrava pietra di diamante.
106Per li tre gradi su di buona vollia
Mi trasse il Duca mio, dicendo: Chiedi
Umilemente, che il serrarne sciollia.
109Divoto mi gittai ai santi piedi:
Misericordia chiesi e che m’aprisse;
Ma pria nel petto tre volte mi diedi.
- ↑ v. 84. C. A. il viso in
- ↑ v. 91. C. M. i gradi nostri — C. A. i passi vostri
- ↑ v. 99. C. A. per lo lungo