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c a n t o    i. 9

100Questa isoletta intorno ad imo ad imo,
     Laggiù colà, dove la batte l’onda,
     Porta de’ giunchi sopra il molle limo.
103Null’altra pianta, che facesse fronda,
     O indurasse, vi puote aver vita:
     Però che a le percosse non seconda.
106Poscia non sia di qua vostra redita:
     Lo Sol vi mostra, che resurge omai:
     Prendete il monte a più lieve salita.
109Così sparì; et io su mi levai
     Senza parlare, e tutto mi ritrassi
     Al Duca mio, e l’occhio a lui drizzai.
112El cominciò: Filliuol, segui i miei passi;
     Volgianci indietro, che di qua dichina
     Questa pianura ai suoi termini bassi
115L’alba vinceva l’ora mattutina,
     Che fuggia inanzi, sì che di lontano
     Cognobbi il tremolar della marina.
118Noi andavam per lo solingo piano,
     Com’uom che torna a la perduta strada,
     Che infine ad essa li par ire invano.
121Quando noi fummo dove la rugiada
     Pugna col Sol, che per esser in parte
     Dove dorezza, poco si dirada,
124Ambo le mani in su l’erbetta sparte
     Soavemente il mio Maestro puose;
     Ond io, che fui accorto di su’ arte,
127Porsi ver lui le guance lagrimose:
     Ivi mi fece tutto discoperto
     Quel color che l'Inferno mi nascose.