Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
174 | p u r g a t o r i o viii. | [v. 19-30] |
tasse quello ch’ella volea dire. Ella giunse; cioè insieme, ambe le palme; come fa l’omo quando vuole pregare Iddio, e levò; cioè su alto a Dio, Ficcando li occhi verso l’oriente; come dè fare Forno quando adora Iddio, che si dè volgere all’oriente; e però tutte le chiese antiche ànno volto li altari a l’oriente; ma ora, quando non si può commodamente fare, non v’è cura: imperò che Iddio è in ogni luogo, Come dicesse a Dio; quest’anima: D’altro non calme; cioè io non abbo altra cura, se non di pregarti. E questo finge l’autore per quelli del mondo che, quando vanno ad adorare Iddio, denno andare e stare sì disposti co la mente a Dio, che altro pensieri non vi sia, levando li occhi de la mente et anco del corpo al cielo, acciò che altra cosa veduta non levi la intenzione: imperò che l’orazione è, come diceno li santi Dottori de la Chiesa, elevatio mentis in Deum. Te lucis ante; cioè quello inno che si canta la sera a Compieta, Te lucis ante terminum, Rerum Creator ec. — sì devotamente Li uscì di bocca; cioè cantando a quell’anima che s’era levata, e con sì dolci note; cioè con sì dolce canto, Che fece me a me uscir di mente; cioè che io Dante dimenticai me medesimo: spesse volte avviene che l’omo è sì attento a cosa ch’elli vede o oda, ch’elli di sè non à memoria. E l’altre; cioè anime, poi; cioè di po’ questo principio, dolcemente e divote Seguitar lei; cioè quell’anima che avea incominciato l’inno cantando, per tutto l’inno intero; cioè per tutto l’inno compiuto infine a la fine, Avendo li occhi a le superne rote; cioè al cielo dove si dè sempre avere l’animo, quando si prega Iddio: dice rote, perchè li cieli sempre rotano e girano intorno. Et apertamente si dimostra che l’autore finge queste cose essere state di là, intendendo allegoricamente di quelli del mondo, che sono 1 in stato di penitenzia, come ditto è di sopra.
C. VIII — v. 19-30. In questi quattro ternari pone l’autore una bella finzione, come apparrà ne la sua allegorica esposizione; e fa prima lo lettore attento, dicendo: Aguzza ben, Lettor, qui li occhi; cioè de la mente; la ragione e lo intelletto, al vero; cioè a la verità ch’io ti mostro sotto figura: Chè il velo; cioè lo coprimento di questa finzione, è ora ben tanto sottile; cioè è sì trasparente, che agevilmente si potrà comprendere lo intelletto allegorico; e però dice: che il trapassar dentro; cioè ad intendere quello che significa, Certo; cioè certamente, è leggero; e cusì permette 2 agevilessa. Io viddi; cioè io Dante: ecco che pone la sua finzione, quello esercito gentile; cioè di quelli signori che erano ne la valle, Tacito; perchè avea finito l’inno ditto di sopra, poscia; che ebbe cantato, riguadare in sue; cioè in verso lo ciclo unde aspettava l’aiuto, come dice lo Sal-