22Io viddi quello esercito gentile
Tacito poscia riguardare in sue,1
Quasi ammirando, pallido et umile.2
25E viddi uscir de l’alto, e scender giue
Du’ Angeli con du spade affocate,
Tronche e private de le punte sue.
28Verdi, come folliette pur mo nate,
Erano in veste, che da verdi penne
Percosse eran di rieto e ventilate.
31L’un poco sovra noi a star si venne,
E l’altro scese all’opposita sponda,
Sì che la gente in mezzo si contenne.
34Ben discernea in Jor la testa bionda;
Ma ne le facce l’occhio si smarria,
Come virtù che al troppo si confonda.
37Ambo vengon del grembo di Maria,
Disse Sordello, a guardia de la valle,
Per lo serpente, che verrà via via.
40Ma io che non sapea per qual calle,
Mi volsi intorno, e stretto m’accostai
Tutto gelato a le fidate spalle.
43Sordello allora: Or valichiamo omai3
Tra le grandi ombre e parleremo ad esse;
Grazioso fi’ lor vederte assai.
46Solo tre passi credo ch’ io scendesse,
E fui di sotto, e viddi un che mirava4
Pur me, come cognoscer me volesse.
- ↑ v. 23. C. A. Tacito tutto
- ↑ v. 24. C. A. aspettando,
- ↑ v. 43. C. A. E Sordello anche: Ora avvalliamo omai
- ↑ v. 47. C. A. Ch’i fui tra lor, e