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C A N T O VIII.
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1Era già l’ora che volge il disio
Dei naviganti, e intenerisce il core1
Lo di’ che àn ditto ai dolci amici: Addio;
4E che lo novo peregrin d’amore
Punge, se ode squilla di lontano,
Che paia il giorno pianger che si more;
7Quand’io incominciai a render vano
L’udir, et a mirar una dell’alme
Surta, che l’ascoltar chiedea con mano.
10Ella giunse e levò ambe le palme,
Ficcando li occhi verso l’oriente,
Come dicesse a Dio: D’altro non calme.2
13Te lucis ante sì devotamente
Li uscì di bocca, e con sì dolci note,
Che fece me a me uscir di mente.
16E l’altre poi dolcemente e divote
Seguitar lei per tutto l’inno intero,
Avendo li occhi a le superne rote.
19Aguzza ben, Lettor, qui li occhi al vero:
Chè il velo è ora ben tanto sottile,
Certo che il trapassar dentro è leggero.