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[v. 121-136] | c o m m e n t o | 165 |
da Dio l’à, e non dal padre. Anco al Nasuto; cioè al re Carlo primo di Pullia, van le mie parole; dice Sordello che quello che àe ditto dei du’ filliuoli di don Piero di Ragona, dice del filliuolo del re Carlo primo di Pullia, re di Sicilia e conte de Proensa, lo quale ebbe uno fìlliuolo che fu re di Pullia, padre del re Roberto e conte di Proensa come detto è di sopra, e similliò in virtù al re Carlo primo come li filliuoli di don Piero di Ragona non simillionno al detto don Piero, lo quale ebbe per donna madonna Gostanza filliuola del re Manfredi di Sicilia, e per lei venne lo regno di Sicilia al filliuolo; cioè a Federico lo quale ebbe per donna Beatrice filliuola di ...... 1 e l’altro; cioè Iacopo re di Ragona ebbe per donna Margarita filliuola di ....... Non men che all’altro Pier; ditto di sopra; cioè don Piero re di Ragona, che con lui; cioè col re Carlo primo re di Pullia, ditto di sopra, canta: imperò che amburo àe finto che cantasseno insieme, Unde Pullia e Provenza; che erano sotto li filliuoli del ditto re Carlo primo; cioè sotto Carlo Marcello secondo, già si dole; cioè del suo male reggimento che fa lo ditto Carlo secondo. Tanto è del seme suo minor la pianta; questo dice di don Piero re di Ragona e dei filliuoli, facendo una comparazione; cioè che tanto è minore la pianta; cioè li filliuoli di don Piero di Ragona; cioè don Iacopo e don Federico, del seme suo; cioè del detto don Piero loro padre, Quanto più che Beatrice e Margarita; che funno donne dei filliuoli di don Piero, Gostanza; che fu donna del detto don Piero, di marito ancor si vanta; cioè d’avere avuto sì fatto marito, cioè don Piero. E dennosi ordinare le parole in questa forma; tanto più sono stralignati li filliuoli di don Piero dal ditto don Piero, quanto più si vanta Gostansa, donna del ditto don Piero, di marito che Beatrice e Margarita, donne dei ditti suoi filliuoli, dei lor mariti.
C. VII — v. 130-136. In questi due ternari et uno versetto finge lo nostro autore che Sordello mostri a Virgilio et a lui Arrigo d’Inghilterra, e Guillielmo marchese di Monferrato, dicendo: Vedete; cioè tu, Virgilio, e Dante, il re de la simplice vita: vita simplici 2 è quanto al corpo, quando l’omo vive simplicemente di quello che è necessario alla vita, come d’una vivanda, d’una veste, e così dell’altre cose; quanto all’animo, quando l’omo non è doppio nel suo parlare e nell’operare simplicimente dice lo vero, e simplicemente opera quel che è virtù, e non mostra una cosa per un’altra; e di