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[v. 97-111] | c o m m e n t o | 163 |
seguita poi, et Albia; cioè lo detto fiume, in mar ne porta; perchè in mare cade Albia, e Molto in Albia, Ottachero ebbe nome; dice che questo re di Boemia ebbe nome Orrachero, o vero Ottachero; e fu virtuoso omo a rispetto del suo fìlliuolo Vinceslaio, che era re di Boemia al tempo che l’autore finge che avesse questa fantasia, lo quale fu omo molto lussurioso e mondano; e però dice: e ne le fasce; cioè quando fu picculino infante, Fu melilo assai; cioè Orrachero, che Vinceslaio suo fillio Barbuto; cioè quando fu fatto omo co la barba, cui; cioè lo quale Vinceslaio, lussuria et ozio pasce; come detto fu ne la prima cantica, lussuria non sta solamente nel coito; ma in ogni superchio uso de le cose naturali: ozio è pigressa, e massimamente dall’opere virtuose, benché alcuna volta si pillia per la quiete de la mente. E quel Nasetto; ora Sordello dimostra a Virgilio et a Dante lo re Filippo di Francia, lo quale fu nasello: imperò che ebbe picculo naso, e però dice Nasetto, che stretto a consillio Par con colui che à sì benigno aspetto; cioè col re Gullielmo di Navarra, che fu filliuolo del buon re Tebaldo, re di Navarra del quale fu detto ne la prima cantica, Morì fuggendo: imperò che in una battallia che ebbe, fuggendo fu morto lo detto re Filippo, e disfiorando il gillio: lo gillio è l’arme de la casa di Francia; cioè gillio e rastello d’oro nel campo azzurro, e però si dice sfiorare lo gillio: imperò che fece vergogna a la casa sua, fuggendo in battaglia. Guardatelo; dice Sordello a Virgilio et a Dante, com’ei; cioè come elli, si batte il petto; come fa chi si rende in colpa. L’altro vedete; voi, Virgilio, e Dante; cioè lo re Gullielmo sopra ditto, che à fatto a la guancia De la sua palma, sospirando, letto; cioè che si tenea la gota in su la mano, e sospirava e portava dolore de la sua negligenzia avuta nel mondo. Padre e socero fu; questo dice, perchè lo detto re Filippo1 lassò di po’ la sua morte uno suo filliuolo, che fu chiamato re Filippo secondo che fu genero del detto re Guillielmo di Navarra; e però dice2 quando funno padre; cioè lo re Filippo primo, del re Filippo secondo; e suocero, lo re Guillielmo di Navarra, del re Filippo di Francia, del mal di Francia; cioè de le guerre e de le disensioni che sono in Francia, Sanno; costoro du’; lo re Filippo primo e lo re Gullielmo di Navarra, la vita sua viziata e lorda; essendo stati cagione de le guerre e de le divisioni; ma pentittensi a la fine, come finge l’autore, e però non funno perduti; ma ora aveano dell’opere loro grande pentimento e dolore, e però dice: E quinde viene il duol che sì li lancia; cioè lo dolore che sì li tormenta.
C. VII — v. 112-120. In questi tre ternari lo nostro autore finge che Sordello mostrasse loro lo re di Ragona, e lo re di Sicilia, di-