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162 | p u r g a t o r i o vii. | [v. 97-111] |
mondo erano, ch’elli stava pensoso e malanconoso col capo chinato e co la mano a la gota, E che non muove bocca alli altrui canti; cioè che non canta Salve Regina, benchè vegga cantar li altri, Rodolfo imperador; questi fu de la casa dei duci d’Austerich; e fu imperadore per li Alamanni e non passò in Italia, secondo che altri scrive; ma io credo che passasse: imperò che non si chiamerebbe imperadore, se non fusse coronato. Ma perchè non dirissò Italia come potea e dovea, stando in essa, e però dice: fu, che potea Sanar le piaghe; cioè le divisioni, ch’ànno Italia morta; cioè disfatta, Sì che tardi per altri; cioè per altro imperadore, si ricrea; cioè si riduce Italia ne lo stato buono e felice1 che ebbe prima. E per questo che dice l’autore, pare che questo imperadore avesse lo destro di sanare Italia, come l’ebbe lo imperadore Carlo di Boemia al tempo nostro, se avesse volsuto: chè tutte le città l’obbedivano et aprianoli le porte, salvo che Fiorenza, che anco liel arebbe aperte se fusse stato fermo: chè già li aveano incominciato a dare tributo li Fiorentini; ma elli non ebbe animo a ciò, come sa chi fu a quel tempo; cioè nel 1355. E così fece Rodolfo, che non ebbe animo d’acconciare Italia; e fìnge che non s'accorda colli altri a cantare, per mostrare che nel mondo non seguitò le maniere delli altri virtuosi signori; ma indugiò molto e fu negligente a la penitenzia, come alli altri atti virtuosi.
C. VII — v. 97-111. In questi cinque ternari finge lo nostro autore che Sordello mostri loro alquanti; cioè tre che funno regi del mondo, dicendo così: L’altro, cioè re, che è a parlamento co lo imperadore detto di sopra, che; cioè lo quale, nella vista; cioè come appare, lui; cioè Rodolfo detto di sopra, conforta; cioè dandoli buona speransa che tosto finirebbe la purgazione de la sua negligenzia, per li preghi fatti per lui nel mondo, si può convenientemente intendere. E questo finge l’autore, per mostrare che li negligenti che sono nel mondo confortano ne la vista l’uno l’altro, quando per uno buono esemplo che l’uno fa muovere l’altro; et anco si può intendere che lo confortasse, quando era nel mondo nei fatti de lo imperio. E però finge questo l’autore, e massimamente perchè questo re Ottachero di Boemia fu valoroso signore, Resse la terra; cioè Boemia: imperò che fu re di Boemia; e descrive Boemia per due fiumi, che l’uno si chiama Molto, e l’altro Albia; e Molto entra in Albia, et amburo se ne vanno in mare insieme meschiati; e però dice: dove l’acqua nasce, Che; cioè la quale, Molto; cioè quel fiume così chiamato, in Albia, cioè in quell’altro fiume ne porta, s’intende, perchè
- ↑ Doveano scorrere più di cinque secoli, prima che il voto del sommo Poeta e d’ogni cuore gentile si adempisse, e non per un imperadore di Germania; ma di Francia, natio della medesima Italia. E.