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p u r g a t o r i o vii. |
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smiraldo; cioè spiccato di nuovo dall’altra pietra, allora che si fiacca; dice, perchè stando, perde del suo chiarore: questa è pietra verde; e così à toccato l’autore tutti li più belli colori che si trovino; cioè giallo, bianco con splendore, bianco puro, vermillio, azurro, lucido, puro e verde: tutti questi colori Posti, dentro a quel seno; cioè dentro in quella valle a la quale erano venuti, saria ciascun; de le preditte cose, vinto di color; cioè avansato, Dall’erba e da li fior; che in quella valle erano; e per questo mostra la belessa dei colori che dilettavano la vista, Come da suo maggior è vinto il meno; cioè come lo più vince lo meno; e così mostra che fusseno avansate dall’erba e da’ fiori le preditte cose. E come àe ditto dei colori che dilettano la vista; così dice ora delli odori che dilettano l’odorato, dicendo: Non avea pur natura ivi dipinto; cioè non solamente la natura avea quive colorato di vari colori, come fa chi dipinge; Ma di soavità di mille odori; cioè che quine olivano1 mille soavi odori, e tutti tornavano in uno composto odore, che non si potea cognoscere distintamente di che fusse; e però dice: Vi facea; cioè la natura facea quive, un; cioè odore, incognito indistinto; cioè meschiato che propiamente non si cognoscea, sicchè si potesse dire: Questo odore è di rose, o di viole, o di niepita, o di timo; ma era d’ogni erba e fiore ulimoso2 insieme. Salve Regina; questa orazione canta la Santa Chiesa la sera a Compieta. E però finge l’autore che la cantasseno quelle anime quando già si facea sera, per dimostrare che allegoricamente intendea di quelli del mondo, che sono ine l’apparecchio de la penitenzia che sono de la congregazione de la Santa Chiesa; e così finge che cantino la mattina: Iam lucis orto sidere — . in sul verde; cioè dell’erbe, e in su’ fiori; che erano ne la valle, Quindi; cioè del fianco alto de la valle, seder, cantando; cioè stare a sedere e cantare: Salve, Regina misericordiœ ec. ch’è salutazione devotissima a la Vergine Maria, e preghiera come appare in essa, anime vidi; cioè io Dante che cantavano la detta orazione, e sedeano in su l’erbe et in su’ fiori, Che; cioè le quali anime, per la valle; che era bassa giuso, non parean di fori; cioè non si vedeano di fuori innanti che s’accostasseno ad essa. Et è da notare che non sensa cagione finge l’autore questo luogo così dilettevile più a questi negligenti, che alli altri. Anco se ne può rendere questa ragione; cioè che l’autore a volsuto dimostrare che li stati dei signori sono atti a tutte le virtù politiche e teologiche, mostrando per le cose nominate eccellenti in colori le dette virtù; cioè per l’oro la iustizia, per l’ariento la prudenzia, per lo indico la fortessa, per lo legno lucido e sereno la temperansa, per la biacca la fede, per lo cocco la carità,
- ↑ C. M. quine ulivano
- ↑ C. M. fiore ulissimo insieme.