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156 | p u r g a t o r i o vii. | [v. 40-51] |
come dichina il giorno; cioè che si fa sera: imperò che ’l sole va a basso, Et andar su di notte non si puote; dice che di notte non si può montare lo monte in su; ma ben si può scendere e girare d’intorno. E questo si dè intendere allegoricamente di quelli del mondo che, mentre che ànno il giorno; cioè lo Sole ch’è cagione del giorno, che significa la grazia di Dio, possano montare in suso in verso il purgatorio; cioè in verso lo stato de la penitenzia; ma, venente1 notte che significa privamento de la grazia di Dio, si può scendere e mancare de la virtù acquistata, o andare intorno; cioè stare in uno medesimo stato. Però è ben pensar; cioè è buono a pensare, d’un bel soggiorno; cioè d’una bella dimora dove noi possiamo aspettare lo di’; cioè la grazia di Dio che venga sopra noi: allora è bella la dimora quando qualche cosa utile si fa in quel mezzo, sicchè non si perda lo tempo. Et adiunge quel che possano fare, dicendo: Anime sono a destra; cioè verso man ritta, qua remote; dall’altre, perchè sono l’ultima specie dei negligenti; cioè quelli che sono stati occupati ne le signorie temporali, Se mi consenti; cioè tu, Virgilio, se sè contento, io; cioè Sordello, ti merrò ad esse; cioè te Virgilio conducerò a loro, E non senza diletto ti fier note; cioè che pillierai diletto di cognoscerle. Com’è ciò? fu risposto; da Virgilio; cioè come è questo che tu dici? E muove lo dubbio, dicendo: chi volesse Salir di notte; cioè chi volesse andare in suso di notte, fora elli impedito D’altrui; cioè sarebbe elli impacciato da altrui, e pertanto non potrebbe sallire? E cusì sarebbe la cagione del non potere d’altrui, o non saria che non potesse; cioè o sarebbe ch’elli potesse; ma non volesse, s’intende: imperò che due negazioni importano affirmazione? Questa dubitazione muove l’autore per quelli del mondo, che di quelli del purgatorio non si dè intendere: imperò che sarebbe contro la verità: imperò che, come è ditto di sopra, l’anime passate di questa vita come sono passate in stato di penitenzia, vanno a purgarsi de la negligenzia e de li altri peccati commessi ne la vita presente nel purgatorio; ma quelli del mondo tanto tempo aspettano, quanto penano a venire a lo stato de la penitenzia. Et è ragionevilmente mosso questo dubbio: imperò che, se l’omo fusse impacciato d’altrui e non potesse venire a lo stato de la penitenzia, sarebbe scusato, quia ad impossibilia nemo tenetur; ma non è che non possa se elli vuole, e però iustamente è punito di tale negligenzia. La soluzione di questo dubbio è posta di sotto dall’autore.
C. VII — v. 52-60. In questi tre ternari lo nostro autore finge che Sordello risponda al dubbio da Virgilio mosso di sopra, dicendo: E il buon Sordello; cioè quel mantovano del quale fu ditto di
- ↑ C. M. ma, essendo notte