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154 | p u r g a t o r i o vii. | [v. 28-39] |
per la ragione sua e per lo intelletto suo col quale elli veda lo purgatorio, come ne le parole dette di sopra del suo venire de lo inferno al purgatorio, che non fu se non mentalmente trattando de le ditte materie; alcuna volta sè1 pillia pur Virgilio, come appare ne le dette parole; cioè Non per far ec. E qui debbiamo notare che li omini tutti si possano dividere in tre maniere: imperò che o elli sono virtuosi e fedeli, e questi vanno prima in purgatorio a purgarsi de la labe del peccato commesso nel mondo, e poi purgati vanno in paradiso; o elli sono viziosi e infideli, e questi sensa mezzo vanno a lo inferno dove seranno tormentati in perpetuo; o elli sono virtuosi et infideli, e questi se sono sensa peccato oltra quello de la infidelità, secondo la finzione dell’autore, vanno al limbo, che intese allegoricamente di quelli che sono nel mondo. Ma secondo la Santa Chiesa, passati di questa vita, vanno allo inferno: imperò che santo Agostino dice: Omnis2 infidelium vita peccatum est; et nihil est bonum sine summo bono: ubi enim deest agnitio æternæ et incommutabilis veritatis, virtus falsa est etiam in optimis moribus; ma l’autore seguitò ne la sua finzione quello che si tiene dei parvuli, che muoiano sensa battesimo, che si tiene che vadano al limbo; e però poeticamente finse l’autore che li omini scienziati virtuosi, che moritteno sensa battismo, siano nel limbo, e così Virgilio come appare in quil3 che seguita.
C. VII — v. 28-39. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che, poi che Virgilio ebbe manifestato la cagione del suo privamento de la beatitudine a Sordello, li manifestò lo luogo de lo inferno u’ elli era deputato per la Divina Iustizia, e dimandalo de la diritta via d’andare al purgatorio, dicendo così: Luogo è laggiù; cioè ne lo inferno, non tristo di martiri: imperò che nel limbo non sono tormenti; ma è come una pregione, Ma di tenebre sole: imperò che quive non riluce la grazia di Dio; ma stannovi li parvuli, che sono privati de la grazia di Dio che non ànno avuto lo battesimo, ove i lamenti; di coloro che vi sono imprigionati, Non suonan come guai; cioè non gridano, perchè non sono tormentati, ma son sospiri: imperò che sono dolori mentali, che ànno li parvuli, d’avere perduto in perpetuo di vedere la faccia di Dio, e di questo ànno sì grande dolore che sempre sospirano. Quivi; cioè in quel limbo; e chiamasi limbo: imperò ch’è intorno a la entrata de lo inferno, come ’l fregio
- ↑ C. M. si pillia
- ↑ C. M. Omnium infidelium
- ↑ C. M. in quel che — Il Riccardiano legge quil che noi lasciamo, perchè non raro si rinviene appo i Classici, i quali forse lo tolsero da’ Siciliani, come quisto in cambio di questo. Matteo Spinello «In questo tiempo»; anzi quillo è voce primitiva, da hic ille. Si à presso il Faggiuoli Com. «Come potev’io darvi quil ch’io aveo bisogno per mene?».