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p u r g a t o r i o vii. |
[v. 1-15] |
peradore: secondo che l’autore disse di sopra, Virgilio moritte a Brandigi che è ne le fine d’Italia tra la Pullia e Calavria in sul mare Adriaco; o pure in Calavria, poscia per comandamento d’Ottaviano funno recate l’ossa suoe a Napuli, unde si disseno essere scritti questi versi nel suo sepulcro: Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua, rura, duces. E però si mostra che Virgilio morisse durante lo imperio d’Ottaviano; ne lo quale tempo Cristo nacque, e poi, imperante Tiberio, sostenne passione. Io son Virgilio; ecco si nomina Virgilio; secondo ch’io trovo, lo proprio nome del prefato autore fu Marco, e ’l sopra nome Virgilio, detto così dal padre che ebbe nome Virgilio, e la madre Maia come dice Servio; lo cognome fu Publio: imperò che fu d’una famillia mantovana chiamata Publia, e lo agnome suo fu Partenia; cioè commendato in tutta la vita. Ma perchè con questo nome Virgilio è più nominato che per li altri, però finge l’autore che si nominasse così. e per null’altro rio; cioè per nessuno altro peccato, Lo Ciel perdei; cioè la beatitudine del cielo perdetti, che per non aver fè; cioè per lo peccato de la infideltà: imperò che adorò l’idii dei Gentili. E qui occorre uno dubbio; cioè come potea Virgilio essere fedele: chè al tempo suo non era anco seminata la fede nel mondo: imperò che Cristo non predicava ancora? A che si dè rispondere che dovea credere in Cristo venturo, che era stato revelato per li Profeti; e chiunqua si salvò innanti l’avvenimento di Cristo, si salvò perchè credette in Cristo venturo; ma niente di meno stette nel limbo, infine a tanto che Cristo resuscitò. Così rispuose allora; cioè a Sordello, dice l’autore, il Duca mio; cioè Virgilio, che mi guidava per lo purgatorio; e bene lo chiama ora Duca, perchè seguitava la sua poesi. E fatta questa risposta, finge l’autore che Sordello si meravilliasse e tornasse ad abbracciare Virgilio con maggiore reverenzia, che non avea fatto prima, dicendo: Qual è colui; ecco che fa una similitudine, dicendo che tale si fe Sordello, quale è colui, che cosa inanzi a sè Subita vede; che non è proveduta, ond’ei; cioè unde elli, si meravillia; di quel che vede subito, Che crede e no; cioè nè ben crede, nè bene screde, dicendo: Ell’è, non è: cioè dentro a sè affermando e negando. Tal parve quelli; cioè Sordello, e poi chinò le cillia; quasi dolendosi de la condizione di Virgilio; cioè che tanto omo fusse privato de la beatitudine, Et umilmente ritornò ver lui; cioè Sordello verso Virgilio, Et abbracciollo; cioè Sordello Virgilio, ove il minor s’appillia; cioè dove lo minore; cioè l’omo di minore condizione s’appillia, quando s’abbraccia colui che è di maggiore. Et intorno a questo debbiamo sapere che, quando li maggiori abbracciano li minori, abbracciano al collo, e li minori abbracciano giuso li maggiori; cioè li non molto minori al ventre, e li molto minori a le