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stamente, chinandosi l’uno all’altro, e lo minore più che ’l maggiore appresso che li volti siano lieti; cioè li occhi moderatamente aperti, la bocca ridente, e la faccia aperta, For iterate tre e quattro volte; cioè poi che Sordello e Virgilio s’ebbeno abbracciato e ricevuto l’uno l’altro tre e quattro volte, che sono sette volte. Questo numero puose l’autore, non perchè così fusse, nè perchè si debbia fare; ma finge questo, seguitando Virgilio che disse nel primo dell’Eneide: O terque, quaterque beati, Queis ante ora patrum ec. et in iv. Terque quaterque manu pectus percussa decorum; e nelli altri autori similmente si trova. E questo non fìnseno li autori sensa cagione: imperò che questi due numeri pognano, quando volliano importare o felicità, o miseria dell’omo; e così quando volliano importare o allegressa, o dolore, a mostrare la plenitudine de la passione: imperò che per lo numero ternario s’intendeno le tre potenzie dell’anima che la mostrano perfetta; cioè razionalità, irascibilità e concupiscibilità; et alcuna volta, memoria, intelletto e volontà. E per lo quaternario s’intendeno le 4 passioni dell’anima, che sono speransa, timore, allegressa e dolore, o vero li quattro umori di che è composto lo corpo; cioè melancolia che l’à de la terra, flemma da l’acqua 1, sangue dall’aire, gollera del fuoco; li quali umori contemperati da la natura, sicché bene che alcuno signoreggi, è sì contemperato co li altri che il corpo sta sano, danno denominazione a le complessioni; e quindi si dice complessione sanguinea, collerica, flegmatica, e melanconica. E quando questa temperanzia si stempera, che incomincino a soperchiare lo modo dato da la natura, allora informa lo corpo e conviensi reducere a sanità, ritornando al temperamento usato; unde, volendo mostrare che l’anima sia perfettamente felice o misera, o abbia allegressa o dolore, dimostrano che sia secondo le 3 potenzie, e secondo le 4 passioni suoe, o vero secondo le complessioni corporali; unde dice Macrobio, Super somnio Scipionis: Unde Virgilius nullius 2 expers disciplinœ plene et per omnia beatos exprimere volens, ait: O terque quaterque ec. E così lo nostro autore, volendo mostrare che Virgilio e Sordello avesseno piena letizia di trovarsi insieme, finge che s’abbracciasseno tre e quattro volte, seguitando la poesi delli altri Poeti, la quale si dè intendere che, secondo luogo, si denno sponere quando per uno modo e quando per uno altro. Ecco Virgilio, quando finse che Enea dicesse dei morti a Troia, beati tre e quattro volte, intese che erano beati tre volte, perchè le tre potenzie; cioè memoria, intelletto e volontà erano fatte più acute in atto, separata l’anima, che quando era coniunta col

  1. C. M. da l’acqua, collera da l’aire sangue dal fuoco
  2. C. M. Virgilius non expers