13Dolce color d’oriental zaffiro,
Che s’accollieva nel sereno aspetto1
Dell’aire puro infine al primo giro,1
16Alli occhi miei ricominciò diletto,
Tosto ch’io fuor usci’ dell’aura morta,
Che m’avea contristato li occhi e il petto.
19Lo bel pianeto, che ad amar conforta,
Faceva tutto rider l’oriente,
Velando i Pesci, ch’erano in sua scorta.
22Io mi volsi a man destra, e puosi mente
All'altro polo, e viddi quattro stelle
Non viste mai, fuor che alla prima gente.
25Goder pareva il Ciel di lor fiammelle:
O settentrional vedovo sito,
Poi che privato se’ di mirar quelle!2
28Com’io dal loro sguardo fui partito,3
Un poco me volgendo all’altro polo
Là onde il Carro già era sparito,
31Viddi presso da me un vecchio solo,
Degno di tanta reverenzia in vista,
Che più non dè a padre alcun fìlliuolo.4
34Lunga la barba e di pel bianco mista
Portava a’ suoi capelli similliante,
De’ quai cadeva al petto doppia lista.
37Li raggi de le quattro luci sante
Fregiavan sì la sua faccia di lume,
Ch’io ’l vedea, come il Sol fosse davante.
- ↑ 1,0 1,1 vv. 14-15. L’Antaldino legge «Che s’accoglieva nel benigno aspetto Del mezzo puro infino al primo giro».
- ↑ v. 27. C. M. di veder
- ↑ v. 28. C. M. da loro
- ↑ v. 33. Dè, per deve, da dere, sarà bene vada coll’accento, perchè si distingua dal segnacaso de o de’. E. C. M. al padre alcun figliuolo.