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p u r g a t o r i o vi. |
[v. 76-93] |
Pescaro, Morisi; poi si è lo Campo Piceno in fine al fiume Peschiera ch’è dov’è Fermo, Asculi et Adria; poi si è la Pullia che à Luceria, Siponto, Canusio; poi la Calavria è in capo con quelle città che sono ditte di sopra; cioè Brandigi, Taranto, Idrunto et altre cittadi; e poi girando a l’altra stanza del mare Tirreno, in prima Lucania dov’è Reggio e l’altre città; e poi la Campagna dov’è Gaeta e Napuli infine a Roma: e poi è Toscana infine a Pisa e la Magra, fiume presso a Sarzana; poi la riviera de Genova da levante infino a Genova; e poi la riviera da ponente infine a Nissa, a Saona presso; e dentro è ne la terra Lombardia tra lo monte Appennino e l’alpe, che incominciano da uno forcone da le confine de la Provensa e ’l Piemonte infine a Trivigi e la Marca Trivigiana e ’l Frivoli; e poi in su la marina nel fondo del golfo, Venezia; e tra ’l monte Appennino e lo mare Tirreno lo ducato, lo patrimonio, la Toscana o la Bavigiana1 et altre province che ànno mutato nome; e tutte sono in guerra, sicchè bene dice l’autore le parole dette di sopra; che à allato lo mare Tirreno e l’altro lato al monte Appennino, et incominciasi da la Magra et estendesi infine al Tevero nel quale è. Che val, perchè ti rassettasse il freno Giustiniano; cioè che giova, perchè Iustiniano imperadore compilasse le legge e correggessele; le quali leggi sono lo freno con che si governano le republiche, come lo cavallo col freno, se la sella è vota; cioè se lo imperadore non è lassato sedere ne la sua sedia, lo quale essendo presente le farebbe osservare, come comandano le legge? A che dunqua sono le legge, se non s’osservano per l’italici, e massimamente in mantenere lo imperadore ne la sua sedia che è in Italia? Senz’esso; cioè se le leggi non fusseno corrette, e lo freno non fusse stato rassettato per Iustiniano, fora; cioè serebbe, la vergogna meno; cioè sarebbe la vergogna minore a l’Italici che non è, che Italia sia diventata sì fatta come detto è di sopra, e che lo imperadore non sia lassato sedere ne la sua sedia. Ahi; questo è vocabulo d’esclamazione che usa l’autore verso l’Italici, dicendo: Ahi gente; cioè italica, che dovresti esser devota; cioè a l’obedienzia de l’imperadore, E lassar seder Cesari; cioè lo imperadore, in la sella; cioè in su la sedia sua, et esserli obediente, Se bene intendi ciò che Dio ti nota; cioè se bene intendi, tu gente d’Italia, ciò che Cristo disse ne l’Evangelio; cioè: Reddite quæ sunt Cæesaris Cæsari, et quæ sunt Dei Deo. E questo fa prova che Dio vuole che siano due signorie nel mondo; l’una ecclesiastica, l’altra civile; cioè lo imperadore e lo papa, ai quali dè obedire tutto lo mondo, come afferma ancora quella figura che è ne la passione, quando li Apostoli disseno a Cristo: Ecce duo gladii hic; et ei rispuose: Satis est; e questo
- ↑ C. M. la Toscana è la Ungaria et altre provincie