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p u r g a t o r i o vi. |
[v. 76-93] |
verso oriente lo mare Ionio. La settima decima è la Corsica, et adiungesi per molti l’ottava decima la Sardigna; le quali insule sono intorneate dal mare Tirreno. E dice Solino De Mirabilibus che Italia da Roma infine a la punta sua dov’è Reggio dura per lunghessa mille vinti millia, e per larghessa, là v’è più larga, millia 410; e dov’è più stretta, millia 136; e tutto lo spazio sodo è 44000 di millia: ben si può dire che da Roma infine all’alpe di Provensa siano millia 500, e la larghessa via più che di sopra, sì che l’Italia serebbe tutta via più che 141000 di millia. Questa Italia per molte battallie fue tutta acquistata da’ Romani; e fattosela compagna, incomincionno i Romani insieme co li Italiani ad acquistare l’altre parti del mondo, sicchè uno tempo l’Italia per Roma fu ditta donna del mondo, e questo fu tanto tempo quanto duronno virtuosi. Poi diventati viziosi perdetteno lo dominio; e perchè al tempo dell’autore era perduta ogni virtù, però chiama Italia serva: imperocchè ogni vizioso si può dire servo, et anco tutte le città eran fatte serve o di tiranni o di poghi cittadini tiranneggianti la sua città, come si vede per esperienzia. di dolor ostello; cioè albergo et abitazione di dolore, Nave senza nocchiero; cioè sensa governatore, in gran tempesta; cioè turbamento di mare, Non donna di province; come solea essere in qua di rieto, quando li Romani funno signori del mondo, ma bordello; cioè ritenimento di meretrici. Quattro cose dice qui l’autore d’Italia; cioè che è serva, albergo di dolore, nave senza guida in tempesta grande, ritenimento di meretrici e non donna di province; e questo non dice sensa cagione, intendendo qui lo locato per lo luogo, et è colore retorico chè si chiama denominazione. Intende prima di dire l’autore delli Italici li quali tanto tempo funno liberi, quanto funno virtuosi e funno a compagnia coi Romani; poichè diventonno1 servi e sì dei vizi e sì dei tiranni e dei signorotti, che tanti ne sono ora et erano al tempo dell’autore in Italia, sicchè ben si può dire serva; e per consequente si può dire albergo di dolore: imperò che chi è servo non sta sensa dolore pensando che à perduto la libertà; nave sensa guida in grande tempesta; imperò che grande erano le guerre nel suo tempo ne l’Italia, e non era lo imperadore in essa che è guida de l’Italia e del mondo. E come la nave che è in tempesta è a periculo di sommergersi; così era l’Italia a periculo di destruzione; e li suoi abitanti, essenti divisi li cittadini delle citadi, e l’uno comune coll’altro menante guerra, li quali avendo lo imperadore in Italia, sarebbeno vinti2 e starebbeno in pace. Non donna di province dice, perchè li suoi abitanti erano mandati per le province subiette
- ↑ C. M. diventonno viziosi, diventonno servi
- ↑ Tutti due i Codici leggono vinti; ma il senso richiederebbe uniti. E.