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130 | p u r g a t o r i o vi. | [v. 49-60] |
monte, sollicita ora Virgilio del sallire tosto, dicendo: Et io; cioè Dante: Signor; cioè dice a Virgilio: Signor, andiamo a maggior fretta; cioè andiamo più tosto: Chè già non m’affatico come dianzi; ecco che per l’affetto di vedere Beatrice dimostra esser fatto più forte, e dimostra sì vero lo ditto di Virgilio; cioè che quanto più si monta in su, più diventa l’omo leggieri e meno s’affatica. Or vedi omai; cioè in giù mai, che il poggio ombra non getta: però che ’l sole era calato et era l’occaso, e così era già passato un di’, poi che l’autore intrò nel purgatorio. Risponde Virgilio: Noi anderem; cioè tu et io, con questo giorno innanzi; cioè insù. Rispuose; Virgilio, s’intende, quanto più potremo omai; cioè ingiù mai che siamo a la sera, e di notte non si va in su al purgatorio: imperò che con ignoranzia non si può andare a l’apparazione a la penetenzia. Ma il fatto è d’altra forma che non stanzi; cioè che non pensi tu, Dante: imperò che si à a passare li balsi del purgatorio che sono 7, secondo li 7 peccati mortali; et a passare la spera del fuoco ch’è nel vii balso inanzi che sia al paradiso delitiarum e vegga Beatrice. Prima che sia lassù; cioè nel paradiso delitiarum — , tornar vedrai; cioè all’oriente, Colui che già si copre co la costa; cioè lo sole che già si corica, Sì che i suoi raggi tu romper non fai; dice Virgilio a Dante come facevi, quando era alto come è stato detto di sopra. Ma vedi; tu, Dante, là un’anima; dimostra Virgilio a Dante un’anima che potrà loro insegnare la via, e però dice: che posta Sola soletta; s’intende a sedere, in verso noi riguarda; cioè te Dante e me Virgilio: Quella ne insegnerà; cioè c’insegnerà, la via più tosta; cioè la via più corta. E questo mostra l’autore ch’elli sia pervenuto a la quarta1 specie dei negligenti li quali ànno indugiato la penitenzia o alcuno tempo, o in fine a la fine, per li peccati2 de la cura familiare, o d’alcuno loro singulare esercizio di studio e di scienzia; e di questi così fatti non ne nomina se non uno; cioè Sordello del quale si dirà di sotto: però che questi sono pochi; e costui studiosamente nomina, perchè fece uno libro che si chiama lo Tesoro dei tesori, nel quale nomina li signori dei quali dirà di sotto. E qui3 è altra esponizione che litterale.
C. VI — v. 61-75. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, secondo lo consillio di Virgilio, s’appressimonno a l’anima detta di sopra; e come Virgilio la prega che li dimostri la via, et ella non risponde a proposito; ma dimanda di che paese e vita elli erano, dicendo: Venimmo a lei; cioè a la detta anima, che si sedea, Virgilio et io Dante, dicendo a lei: O anima lombarda. Qui si muove