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114 | p u r g a t o r i o v. | [v. 109-129] |
prese; cioè me anima di Bonconte, e quel d’Inferno; cioè lo dimonio: angelo tanto è a dire quanto messo, sicchè di Dio e d’inferno s’aggiunge a differenzia, Gridava; cioè lo dimonio, quando l’angiulo di Dio me ne portava: O tu del Ciel; cioè, o tu messo del cielo, perche me privi; de la preda mia? Cotesta anima è mia. Tu te ne porti; continua lo dimonio lo suo parlare in verso l’angiulo, come referisce Bonconte, di costui; cioè di questo omo, l’eterno; cioè l’anima che è eterna; cioè perpetua propriamente, Per una lagrimetta; cioè per una picciola contrizione, che àe avuto a la fine de la sua vita, ch’el mi tollie; cioè la quale contrizione mel tollie: ecco che s’accorda l’autore co la sentenzia de’ Teologi; che chi si pente al fine de la sua vita, Dio è tanto misericordioso che lo riceve, Ma io farò; dice lo dimonio, dell’altro; cioè del corpo, altro governo; che non farai tu, angelo, dell’anima sua, che tu allogherai l’anima sua nel purgatorio a speransa di salute; et io sotterrerò lo suo corpo et appiatterò in modo che non si troverà mai.
C. V— v. 109-129. In questi sette ternari lo nostro autore finge che Bonconte, continuando lo suo parlare, li manifesti quel che ’l dimonio fece del suo corpo, ponendo qui due cose notabili; l’una fisica, cioè come si generi la pioggia; l’altra teologica, cioè come adopra l’angiulo e ’l dimonio ne le cose naturale, dicendo così: Ben sai; continua lo suo parlare Bonconte e dice a Dante: Ben sai; tu, Dante, che ài studiato la Metaura 1 d’Aristotile, doversi tratta di questa materia, come nell’aire si raccollie Quell’umido vapor; dice Aristotile nel libro predetto che li vapori umidi, levati da la terra per virtù del sole 2, sallieno suso a la seconda regione de l’aire; e quive ripercossi dal freddo si risolveno in acqua e cadeno giuso, e così piove pogo o molto, secundo la quantità dei vapori; e però dice: che in acqua riede; cioè ritorna lo vapore umido in acqua, come da acqua si genera, Tosto ch’ei sale; detto vapore, dove il freddo collie; cioè a la seconda regione dell’aire. Giunto quel mal voler; cioè lo dimonio lo quale chiama mal volere: imperò che l’angelo e lo dimonio ebbe memoria, intelletto e volontà ne la sua creazione più perfettamente che l’omo; benchè la volontà del dimonio è ora depravata e corrotta, e quella dell’angiulo è confermata che non può voler se non bene, e lo dimonio se non male; e però lo chiama Bonconte mal voler, secondo che finge l’autore, et adiunge: che pur mal chiede: imperò che non può volere se non male, come detto è, Co lo intelletto, mosse e il fumo e il vento; le sustanzie formali, cioè li angeli, li dimoni e l’anime umane ciò adoprano per intelletto come appare
- ↑ D’Aristotile abbiamo Meteorologicorum Libri iv. E.
- ↑ C. M. del sole de’ corpi di sopra sallieno