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c o m m e n t o |
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fecelo fare 1 lo marchese di Ferrara per alcuni odi li quali aveano
insieme per questa cagione: imperò che il marchese Asso di Ferrara
procacciò nel suo tempo, quanto potette, d’avere amistadi in Bologna; e questo ad intenzione d’avere la signoria de la terra, et
ebbevene assai tra per denari e per promesse. Di che lo popolo di
Bologna accorgendosi, per paura di non venire a signoria tirannica,
cacciò fuora de la terra tutti quelli che erano sospetti, et alcuni ne
fece guastare a le signorie de la terra. Et in questo tempo li Bolognesi chiamonno messer Iacopo preditto in podestà di Bologna; e
venuto al reggimento nolli vastò di fare strazio delli amici del
marchese; ma continuamente usava vituperosi parlari di lui, dicendo che era iaciuto co la matrigna e che elli era disceso d’una
lavandaia di panni, e come acuto in mal dire sempre operava la
lingua in male parlare del detto marchese. Unde lo detto marchese
intese ad ordinare la morte sua in questo modo; che uscito de la
signoria di Bologna, sempre li mandò drieto assassini per ucciderlo,
quando fusse loro destro. In processo di tempo messer Masio 2 Visconte de Melano lo chiamò podestà di Melano; et accettato l’officio
venne per mare in fine a Venegia; e quando volse andare da Venegia a Padova, quelli che lo perseguitavano l’ucciseno nella valle di
Doriaco; sì che finge l’autore che preghi lui lo detto messer Iacopo
ch’elli preghi per lui ai suoi, che erano in Fano che pregasseno per
lui, e però dice: sì che ben per me s’adori; cioè a Dio si porga preghi per me da’ miei, Perch’io; cioè messer Iacopo, possa purgar le gravi offese; cioè quelle che feci a Dio, mentre vissi. Quindi; cioè da Fano, fu’ io; dice lo detto messere Iacopo, ma li profondi fori; cioè le profonde ferite, Unde uscì il sangue, in sul quale io sedea; parla l’anima di messere Iacopo; e perchè ’l sangue si dice la sedia dell’anima, però dice in sul quale io sedea, Fatti mi funno in grembo alli Antenori; cioè ai Padovani discesi da Antenore troiano, come testifica Virgilio: imperò che in sul terreno di Padova fu morto, Là dove più siguro esser credea; per la potenzia dei Padovani, Quel da Esti; cioè lo marchese di Ferrara e da Esti, che è una terra in Lombardia la quale signoreggia lo detto marchese, il fe far; che me fe uccidere ai suoi assassini, che m’avea in ira Assai più là che il dritto non volea; cioè la dirittura; cioè che l’avea in odio più che non era conveniente. Ma s’io fusse fuggito inver la Mira; questo è uno castello nel padovano che si chiama la Mira, Quando fu’ sopraggiunto a Doriaco: Doriaco è uno monte nel padovano, dove fu morto lo detto
messere Iacopo dalli assassini del marchese, Ancor serei di là dove si
- ↑ Fare, anche qui sta per uccidere. E.
- ↑ C. M. messer Mafeo Visconte di Milano