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106 | p u r g a t o r i o v. | [v. 31-45] |
uno dei salmi penitenziali: imperò che costoro grande misericordia aveano ricevuto da Dio. Quando s’accorser; cioè quelle anime, ch’io; cioè Dante, non dava loco, Per lo mio corpo; che io avea meco, al trapassar de’raggi; del sole ai quali lo mio corpo faceva ombra, Mutar lor canto in uno O lungo e roco; cioè lassando di cantare Miserere mei, Deus ec., meravilliandosi di Dante ch’era vivo incomincionno a dire o, o, o, che è segno d’ammirazione, e diventonno fiochi che è segno di privazione di voce; la quale cosa addiviene quando l’uomo si sforsa di gridare. E finge questo l’autore di quelli di là, per mostrare lo desiderio che ànno l’anime passate che sia pregato per loro; e però le finge che stiano attente di volere sapere chi era Dante, e massimamente perch’erano ne la morte violenta venute a la penitenzia, dei quali si suole dubitare se sono in stato di salute; e per non lassare infamia di sè, sicchè per lo malo esemplo altri fan male, e per dare 1che niuno si disperi de la misericordia di Dio infinita. E per quelli del mondo finge, per mostrare come si meravilliano di vedere uno omo carnale a la penitenzia; e per mostrare la curiosità che l’omo à di sapere li fatti altrui, spesse volte lassa l’omo la loda di Dio e l’officio santo che dè dire e che àe incominciato. E du’ di lor; cioè di quelle anime: finge che fusseno du’, perchè l’omo è sociabile animale, come dice l’omo filosofo 2, et onestamente non va solo, in forma di messaggi; cioè a modo come messaggi, Corsero incontra noi; cioè a Virgilio et a me Dante, e dimandarne; cioè noi: Di vostra condizion fatene saggi; cioè fateci saputi chi voi siete.
C. V— v. 31-45. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come Virgilio diede risposta a quelle due anime che venneno a dimandare, e come elle tornonno a dare la risposta, e come tutte si difilonno a loro, e come Virgilio ammonisce Dante che non ristesse; ma andando ascoltasse sì, che non perdesse tempo. Dice così: E il mio Maestro; cioè Virgilio rispuose, s’intende: Voi potete andarne; dice a quelli che erano venuti, E ridir a color che vi mandaro; cioè a quella brigata di quelle anime, Che il corpo di costui; cioè di Dante, è vera carne; cioè ch’elli è omo. Se per veder la sua ombra restaro, Com’io avviso; cioè com’io mi penso, assai è lor risposto: però che la risposta sodisfà a la cagione: Faccianli onore; cioè a Dante, et esser può lor caro: imperò che potrà loro giovare. E fa l’autore una similitudine del tornare tosto di quelle due anime e del ritornare a lor poscia con tutte, per mostrare la grazia che 3 à l’anima separata dal corpo, ai vapori che s’accendeno in aire e correno