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P R O E M I O





Se nella seconda cantica della comedia di Dante Allighieri fiorentino, poeta vulgare, io Francesco da Buti cittadino di Pisa mi sono messo ad esponerla secondo l’ordine de la prima, letta da me publicamente nella ditta città, benchè non compiessi la lettura impedito da due gravi infìrmitadi, cagione me n’ànno dato li preghi dei cari amici che me ne ànno sollicitato, ai quali desideroso di compiacere non abbo saputo negare la mia opera; et oltra ciò l’amore che abbo al prefato autore, che quanto più lo leggo più mi piace, sì che per avere notizia di lui, quanto al mio picculo ingegno sia possibile, niuna fatica rifuggirò; ma seguirò con l’aiuto della Grazia Divina. La quale come mi è stata guida nella prima cantica; così spero che mi sarà in questa seconda, e di ciò umilemente la priego, benchè indegno; et a ciò la chiamo con affettuoso grido, sì che per lei io sia menato al fine desiderato.

Per correr millior acqua alza le vele. Perchè ne la prima cantica è stato toccato quello che s’appartiene nei princìpi delli autori di toccare alli espositori di quelli, pervenendo ora a la nostra materia de la quale si tratta dal prefato autore in questa seconda parte, la quale comunemente da’ volgari si chiama Purgatorio, perchè in essa l’autore

     Purg. T. II. 1