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   [v. 112-135] c o m m e n t o 95

stavano di po’ il petrone, dicendo come prima ella mosse le parole in questa forma: Allor; cioè quando io dicea le parole dette di sopra, si volse a noi; cioè a Virgilio et a me quelli che di sopra avea dato per costa, e puose mente; verso noi, Movendo il viso pur su per la coscia; cioè non alsando lo capo e dimenandolo come chi fa scherno d’altrui, e così facea elli di Dante; e parlando come parlano li pigri; e così finge, per mostrare la condizione di quelli del mondo, che in purgatorio è carità, come detto è, e questo non repugna però a la carità, E disse: Or va tu su, che se’valente; cioè quell’anima parlò in sì fatta forma a Dante, beffeggiandolo. Cognobbi allor; io Dante, chi era; colui che avea cusì parlato, e quella angoscia; che io avea preso per lo montare, dice Dante, Che m’avacciava un poco ancor la lena; cioè l’anelito del pulmone, Non m’impedì l’andare a lui; cioè non mi impacciò ch’io non andasse 1 a lui, bench’io fusse stanco, e poscia Che a lui fui giunto; io Dante, alzò la testa a pena; cioè quella anima che parlato avea alzò lo capo con malagevilessa; et in questo si nota ancora la sua negligenzia, Dicendo; a Dante: Ai ben veduto; tu, Dante, come il Sole Dall’umero sinistro il carro mena? Questo dice, perchè Dante se n’era meravilliato, come appare di sopra; e parla qui beffeggiando Dante. Li atti suoi pigri; li quali sono contati di sopra, e le corte parole: imperò che costui parlava molto breve, Mossen le labbra mie un poco a riso; ecco che qui si nota lo ridere del savio che dè essere con modestia, Poi cominciai; io Dante a parlare, dicendo in questa forma: Belacqua; questi fu così chiamato in questa vita e fu molto negligente in tutte le cose e così nell’atto de la penitenzia; ma pur al fine si pentì; e però ebbe remissione de la colpa; ma non de la pena. E finge l’autore che di questa negligenzia elli e l’altre anime che vi sono, facciano penitenzia in fine a tanto in quello luogo, quanto sono stati negligenti in questa vita, e poi vadano a purgarsi, a me; cioè Dante, non dole Di te omai; cioè in giù mai, perchè veggo che se’ in stato di grazia; ma dimmi; cioè a me Dante, perchè assiso; cioè fermato, Qui ritto se’; cioè in questo luogo, che tu non vai più suso? Attendi; cioè aspetti, tu la scorta; cioè guida che ti guidi, O pur lo modo usato; de la tua negligenzia, t’ài ripriso 2; cioè t’ài ripilliato, lo quale tu solevi avere nel mondo?

C. IV — v. 127-135. In questi tre ternari finge lo nostro autore come Belacqua, del quale fu detto di sopra, risponde a la dimanda

  1. Andasse, fusse prime persone dell’imperfetto del congiuntivo, conformi alla desinenza latina, e sempre vive nel popolo toscano. E.
  2. I participi passati, oggi terminati in eso, come acceso, inteso, preso ed altrettali, cadevano presso gli antichi in iso, perche foggiati sopra alcuni particìpi latini de’ bassi tempi « Si ..... prisa et temptata fuerit » Legg. Alamann. c. 22. E.