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94 | p u r g a t o r i o iv. | [v. 100-111] |
non rispondo; dice Virgilio, e questo so per vero. Bene adiunge questa sentenzia, che la ragione sa per vero che mai lo desiderio dell’operante non è quietato, in fin a tanto che non viene al fine de la sua operazione. E com’elli; cioè Virgilio, ebbe sua parola detta; cioè com’ebbe finito lo suo parlare, Una voce dappresso; cioè de l’anime che erano quive presso, sonò; cioè disse queste parole per costa: Forse Che di sedere in prima avrai distretta; cioè forsi che in prima avrai disagio di sedere, che tu ti riposi.
C. IV — v. 100-111. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come elli e Virgilio s’accorseno di quell’anima che diede per costa al loro ragionare, dicendo come s’appressorno e viddeno loro condizione. Dice cusì: Al suon di lei; cioè di quell’anima ch’avea così detto, come appare di sopra, ciascun di noi; cioè di me Dante e Virgilio, si torse; in verso il lato, E vedemmo a mancina un gran petrone; perchè quive era gente che era occupata da negligenzia d’andare a la penitenzia, però finge che sia a mano sinistra, perch’elli non fu di loro condizione; et andare a loro, quanto a lui, era perder lo tempo, e però finge che fusse a mano sinistra; e perchè in loro era duressa, però finge che fusseno sotto uno grande petrone, Del qual; cioè petrone, nè ei; cioè Virgilio, nè io; cioè Dante, prima s’accorse; cioè innanti che udissimo la voce. Là ci traemmo; cioè Virgilio et io, et ivi; cioè quive, eran persone; che prima noll’avavamo vedute, Che si stavano all’ombra: chi è negligente è freddo della grazia di Dio, e però finge l’autore che si stia all’ombra, dietro al sasso; cioè per farsi riparo del sole; et allegoricamente per farsi con la duressa del cuore riparo da la grazia di Dio, e però adiunge: Come uom per negligenzia a star si pone; questa è la similitudine propia a la intenzione. Et un di lor; cioè di quelle persone ch’erano di rieto al sasso, che mi sembiava lasso; cioè mi parea stanco, Sedeva et abbracciava le ginocchia; ecco l’atto dei negligenti che abbracciano e stringeno l’affetto, a ciò che non vegna loro vollia di fare, Tenendo il viso; cioè la ragione e lo intelletto, giù tra esse; cioè tra le ginocchia, che significano li affetti inferiori, basso; cioè inchinato: chè la ragione e lo intelletto sta inchinato giù a li afetti mondani in coloro che sono negligenti a le virtù. E per mostrare la condizione loro, adiunge: O dolce Signor mio, diss’io; dice Dante a Virgilio, adocchia; cioè guarda coll’occhio, Colui; ecco che li mostra una di quelle anime, che mostra sè più negligente; nelli atti suoi, Che se pigrizia fusse sua sorocchia; e per questo ben mostra come nelli atti dimostravano quant’era stata la pigressa loro.
C. IV — v. 112-126. In questi cinque ternari finge lo nostro autore come venne a parlamentare con una di quelle anime che