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come si dirà di sotto. E per questo dà ad intendere l’autore ch’elli vidde nel corpo lunare anime che li volevano parlare, delle quali dirà di sotto.
C. III — v. 19-33. In questi cinque ternari lo nostro autore finge com’elli, accortosi di quelle anime che li erano apparite nel corpo lunare credendo che si rappresentasseno quine, e come l’imagine della cosa posta dinanzi nello specchio, si volse a drieto per vederle, et a rieto non vidde alcuno; e però, rivoltosi inanti a Beatrice sorridente, fu dichiarato da lei che quelle anime erano nel corpo lunare e della loro condizione, dicendo così; Sì subito; cioè altresì tosto, com’io; cioè com’io Dante, di lor; cioè di quelle anime, m’accorsi, cioè m’avvidi, Quelle; cioè anime, stimando specchiati sembianti; cioè imagini che si rappresentassono: nello specchio si rappresentano le cose poste dinanzi, li occhi torsi; cioè miei io Dante a drieto, Per veder di cui fosser; li sembianti, cioè le imagini e li atti che io avea veduti nella Luna. E nulla viddi: io Dante di rieto a me, e ritorsili avanti; cioè inanzi li miei occhi, Dritti nel lume; cioè nelli occhi che sono illuminati dal lume; e però si pone lo lume per li occhi, della dolce guida; cioè di Beatrice, che è mia guida a questo montamento, Che; cioè la quale, sorridendo ardea nelli occhi santi; cioè risplendea ne li occhi suoi che sono santi, e sorridea de la mia credulità. E qui è da notare che l’autore parla allegoricamente, volendo dare ad intendere che elli considerò se questa fizione ch’elli à posto verisimile, si potesse verificare per ragioni e per demostrazioni altre che della santa Scrittura 1, che è ardentissima ne lo investigare la verità et illuminatissima a cognoscerla; e li occhi suoi sono la ragione e lo intelletto dei santi uomini, o lo intelletto allegorico e anagogico che significano l’uno occhio; e letterale e morale che significano l’altro occhio. E finge che sorridesse, perchè usanza è de’ savi di sorridere, cioè temperatamente ridere dello errore dei semplici omini che ànno la verità inanti e vannola cercando altre; e però finge che poi ella lo dichiari della verità la quale ad altra scienzia non può essere nota: imperò che l’ordine dei beati in vita eterna a niuna scienzia è noto, se none alla santa Teologia, e lui riprende della sua simplicità, e però seguita: Non ti meravigliar; tu, Dante, finge che dicesse Beatrice, perch’io; cioè Beatrice, sorrida: sorridere è temperatamente ridere: imperò che è meno che ridere, e questo s’appartiene ai savi, Mi disse; cioè disse a me Dante Beatrice, appreso; cioè compreso et inteso, il tuo pueril quoto; cioè lo tuo puerile iudicio 2: quotare è iudicare in