76Io credo, per l’acume ch’io soffersi
Del vivo raggio, ch’ io saria smarrito
Se li occhi miei da lui fusser aversi.
79Ei mi ricorda ch’io fui più ardito
Per questo a sostener, tanto ch’io iunsi
L’aspetto mio col valore infinito.
82O abundante grazia, ond’io presunsi
Ficcar lo viso per la luce eterna
Tanto, che la veduta vi consunsi!
85Nel suo profondo viddi che s’interna
Legato con amore in un volume
Ciò, che per l’universo si squaterna;1
88Sustanzie et accidenti e lor costume,
Tutti conflati insieme per tal modo,2
Che ciò, ch’io dico, è un semplici lume.
91La forma universal di questo nodo
Credo ch’io viddi, perchè più di largo,
Dicendo questo, mi sento ch’io godo.
94Un punto solo m’è maggior letargo,
Che venticinque seculi a l’impresa,
Che fe Nettunno a mirar l’ombra d’Argo.3
97Così la mente mia tutta sospesa
Mirava fissa, immobile et attenta,4
E sempre di mirar faceasi accesa.5
100A quella luce cotal si diventa:
Chè volgersi da lei per altro aspetto
È impossibil che mai si consenta:
- ↑ v. 87. C. A. squaderna;
- ↑ v. 89. C. A. Quasi conflati
- ↑ v. 96. Nettunno si è detto da taluni, perchè in qualche iscrizione latina vedesi Neptunnus in cambio di Neptunus. E.
- ↑ v. 98. C. A Istava fissa,
- ↑ v. 99. C. A. di guardar