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C A N T O XXXIII.
1Vergine Madre, fillia del tuo Fillio,1
Umile et alla più che creatura,
Termine fisso d’eterno consillio,
4Tu se’ colei, che l’umana Natura
Nobilitasti sì, che ’l suo Fattore
Non si sdegnò di farsi sua fattura.2
7Nel ventre tuo si raccese l’amore,
Per lo cui caldo ne ’l eterna pace
Così è germinato questo fiore.
10Qui se’ a noi meridiana face
Di carità, e giuso tra’ mortali3
Se’ di speranza fontana vivace.
13Donna, se’ tanto grande, e tanto vali,
Che qual vuol grazia, et a te non ricorre,
Sua disianza vuol volar senza ali.
16La tua benignità non pur soccorre
A chi dimanda; ma molte fiate
Liberamente il dimandar precorre.4
- ↑ vv. 1-39. L’Inno a Maria Vergine fu da noi pubblicato col relativo Commento di Francesco da Buti nel 1858, ed in pochi esemplari: questo saggio del Paradiso e il Canto V dell’Inferno (publ. da Alessandro Torri negli Studi inediti su Dante, Fir.1846 pagg. 56-93 ) erano tutto quanto fosse a stampa del nostro Butese, quando ci accingemmo alla public. del suo intiero Commento. E.
- ↑ v. 6. C. A. Non disdegnò
- ↑ v. 11. C. A. intra’
- ↑ v. 18. C. A. al dimandar