22E nulla viddi e ritorsili avanti
Dritti nel lume della dolce guida,
Che sorridendo ardea nelli occhi santi.
25Non ti meravigliar perch’ io sorrida,1
Mi disse, appreso il tuo pueril quoto.2
Che sopra ’l ver lo piè ancor non fida;3
28Ma te rivolve come suole a voto.4
Vere sustanzie son ciò che tu vedi
Qui relegate per manco di voto.
31Però parla con esse, et odi e credi
Che la verace luce che li appaga
Da sè non lassa lor torcer li piedi.
34Et io all’ ombra, che parea più vaga
Di ragionar, drizza’mi e cominciai,5
Quasi com’ om cui troppa vollia smaga:
37O ben creato spirito, ch’ ai rai
Di vita eterna la dolcezza senti,
Che non gustata non s’ intende mai,
40Grazioso mi fia se mi contenti
Del nome tuo e della vostra sorte;
Ond’ ella pronta e con occhi ridenti:
43La nostra carità non serra porte
Ad iusto prego, se non come quella6
Che vuol simile a sè tutta sua corte.
46Io fui al mondo vergine sorella,
E se la mente tua ben si riguarda,
Non mi ti celerà l’ esser più bella;
- ↑ v. 25. C. A. maravigliar
- ↑ v. 26. C. A. appresso tuo
- ↑ v. 27. C. A. Poi sovra il vero ancora i piè non fida;
- ↑ v. 28. C. A. Ma sè
- ↑ v. 35. C. A. drizzaimi
- ↑ v. 44. C. A. A giusta voglia, se non