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[v. 94-102] | c o m m e n t o | 819 |
l’omo del vizio, per tutt’i modi; e molti sono li modi di cavare l’omo de la vita viziosa, Che; cioè le quali vie e li qual modi, avean potestate; cioè potenzia, di ciò fare; cioè di traere l’omo dal vizio a la virtù, La tua magnificenzia; cioè la magnificenzia di te Beatrice, che m’ài fatto grande, in me; cioè Dante, custodi: cioè guarda e conserva tu, Beatrice, Sì, che l’anima mia; cioè per si fatto modo, che l’anima di me Dante, che; cioè la quale, fatt’ài sana; cioè tu, Beatrice, ài sanato, cavandola de’ vizi e mettendola ne le virtù, Piacente a Dio la disnodi dal corpo; cioè la sciolghi dal corpo in sì fatto stato, che piaccia a Dio. Così orai; cioè io Dante, come detto è, e quella; cioè Beatrice, sì lontana; cioè sì di lungi, com’ella era, Come parea; cioè che pareva altissima, come fu detto di sopra; ma l’autore dice parea: imperò che, benchè Iddio paia di lungi, elli è molto presso a chi lo chiama, e così la grazia sua, dicente la santa Scrittura: Deus prope est invocantibus se -, sorrise; cioè fece cenno di ridere inverso di me Dante: quando lo signore sorride inverso lo servo che dimanda, segno è d’esaudizione; e però finge Dante che Beatrice sorridesse, a dimostrare ch’elli era nella grazia d’Iddio, e che dovea essere esaudito, e riguardommi; cioè ragguardò me Dante: chi la grazia d’Iddio ragguarda esaudisce. Poi si tornò; cioè Beatrice, a l’eterna fontana; cioè a la contemplazione divina, che è fonte indeficiente, unde deriva la beatitudine de’ santi. E questo è secondo la lettera; ma secondo l’allegoria s’intende che la grazia d’Iddio è indeficiente: imperò che da Dio viene et a Dio ritorna, e rimena e riflette l’anime in che ella descende.
C. XXXI— v. 94-102. In questi tre ternari lo nostro autore finge come santo Bernardo lo confortò a ragguardare la beatitudine de’ beati, e nominossi chi elli era, dicendo così: El santo Sene disse; cioè santo Bernardo, che finge che gli apparisse: sene è vecchio, come fu detto di sopra, perchè in sì fatta età passò di questa vita. Acciò che tu assommi; cioè disse a me Dante: Acciò che tu compi, Perfettamente il tuo cammino; cioè la visitazione de’ beati, cioè lo poema tuo, che tu ài presso che compiuto, A che; cioè a la quale cosa, cioè ad aiutarti ad arrecare a compimento la tua opera, priego; cioè Beatrice, et amor santo mandommi; cioè mandò me Bernardo: però che per carità fui mosso, Vola; cioè prestamente considera, co li occhi; cioè tuoi corporali, secondo la lettera, ragguardando; ma, secondo l’allegoria, co la ragione e co lo intelletto, per questo giardino; cioè per questo dilettevile luogo, Chè; cioè imperò che, veder lui; cioè vedere esso giardino, t’acconcerà lo sguardo; cioè la tua vista: vedere le cose d’Iddio acconcia lo vedere, cioè mentale, a montar Più per lo raggio divino; cioè a montare più suso per lo raggio divino, cioè per la grazia divina, che non è altro