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p a r a d i s o x x x i . |
[v. 79-93] |
avea ricevuto, e pregolla che conservasse la grazia, ne la quale elli era, dicendo: O donna; ecco che drizza lo suo parlare inverso Beatrice che, come è stato detto di sopra, figura la santa Teologia e la grazia cooperante e consummante che dà beatitudine. La santa Teologia non è intesa senza la grazia cooperante e consummante, e nessuno si beatifica senza la detta grazia, e chi è beato conviene avere notizia d’Iddio, e notizia non si può avere senza la santa Teologia: però che la santa Scrittura è quella che dà notizia d’Iddio; e però la Teologia e la grazia si pone per una medesima cosa; chiamasi dirittamente Beatrice: imperò che beatifica l’omo; e però ben figura l’autore che sia donna: imperò.che, secondo lo Grammatico, l’uno e l’altro vocabulo è f. generis; e bene sta colui che l’una e l’altra signoreggia, in cui; cioè nella quale donna, la mia speranza vige; cioè la speranza di me Dante dura: ogni buono uomo debbe sempre sperare ne la grazia d’Iddio, E che soffristi; cioè e la quale, donna sofferisti, per la mia salute; cioè per la salute di me Dante, In Inferno lasciar le tue vestige; cioè lasciare le tue pedate nel luogo de’ dannati. Come fu sposto nella prima cantica, Dante errava ne la selva de’ vizi, e la grazia d’Iddio venne da cielo ne lo inferno; cioè nel mondo, che è luogo basso, e massimamente quello luogo, dove sono li viziosi, e mosse Virgilio, cioè la ragione pratica di Dante, a guidare la sensualità di Dante et a cavarla de’ vizi, e similmente la ragione superiore 1: e come le pedate sono segno che ’l piè sia stato posto ne la polvere; così la correzione dell’omo è segno che la grazia d’Iddio è discesa in lui; e però ben dice l’autore a Beatrice le parole dette di sopra, Ricognosco; cioè Dante, la grazia e la virtute Di tante cose; cioè sì grandi cose e di tante in numero, quant’io; cioè quante cose io Dante, ò vedute; cioè considerando l’infernali, considerando quelli delle virtù purgatorie, e quelli che sono d’animo purgato, cioè li beati e contemplativi, Dal tuo podere; cioè dal potere di te Beatrice, e da la tua bontate; cioè da la bontà di te Beatrice, intendendo Beatrice per la santa Teologia e per la grazia divina: imperò che l’una non è senza l’altra ne l’omo, sicchè ben dice Dante ch’elli ricognosce la grazia e la virtù d’avere veduto la vita viziosa, quanto sia la sua viltà, lo suo tormento e lo suo periculo; e così quanto sia lo merito de la vita che sta in atto di penitenzia, e così la beatitudine de la vita confirmata ne le virtù, e quanto sia lo premio di sì fatta vita. Tu; cioè Beatrice, m’ài; cioè ài me Dante, di servo tratto a libertate; cioè da la servitù del peccato m’ài cavato e menato a la libertà de la virtù, Per tutte quelle vie: molte sono le vie di cavare
- ↑ C. M. superiore, messa ancora a considerare le cose superne: e come