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s’intende, al popul iusto e sano; che è in vita eterna, Di che stupor; cioè di che meraviglia: questo stupore è offuscazione et impaccio della fantasia, che non sa discernere sopra la cosa compresa, dovea esser compiuto; cioè insieme ripieno; quasi dica: Grandissima meraviglia: imperò che le cose disusate sono quelle che turbano la fantasia! Certo; cioè certamente, tra esso; cioè tra lo stupore, e ’l gaudio; cioè et allegrezza, che io aveva del considerare la gloria de’ beati, mi facea; cioè faceva a me Dante, Libito; cioè piacere, non udire; cioè quello, che quine si diceva, cioè in vita eterna, e starmi muto; cioè e non parlare in quella tanta gloria.
C. XXXI — v. 43-57. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, stando a contemplare la beatitudine di vita eterna, ebbe vollia di dimandare Beatrice di quelle cose ch’elli vedeva; e, come apparrà nell’altra parte che seguita, ella se n’era ita al suo scanno. Dice dunqua così: E quasi peregrin; qui induce l’autore una comparazione, dicendo ch’elli faceva come lo peregrino: peregrino si chiama colui che si stranea dalla sua patria, per visitare li strani luoghi, che; cioè lo quale, si ricrea; cioè si riposa, Nel tempio; cioè ne la chiesa, la quale è ito a visitare; et è tempio luogo di contemplazione, o vero ampio tetto, del suo voto; cioè del suo desiderio, o della sua promessione, che fatta à di visitare lo detto tempio, riguardando; cioè la forma del detto tempio e le cose che dentro vi sono, E spera; cioè poi che fia tornato a la sua patria, già ridir; cioè nel tempo che debbe venire ai suoi, quando fia tornato, com’elli; cioè come lo detto tempio, stea; cioè stia in che forma lo detto tempio, Su per la viva luce; cioè quella che era nel fondo de la rosa, la quale è viva luce, perchè si fa dei raggi che vegnano da la Deità; passeggiando; cioè io Dante e Beatrice andando a passo a passo, io; cioè Dante, Menava li occhi; cioè miei; secondo la moralità, la ragione e lo intelletto, per li gradi; cioè per le differenzie de’ beati, che fitto à che stiano in diversi gradi, come è stato detto di sopra, Mo; cioè a vale, su; cioè da la parte alta, mo: cioè avale, giù; cioè a la parte bassa della detta rosa, e mo; cioè et avale, ricirculando; cioè girando intorno. Vedeva visi; cioè de’ beati io Dante, suadi 1; cioè splendenti, di carità; che avevano a Dio e tra loro, D’altrui lume; cioè che del loro, fregiati: cioè adornati, e di suo riso; cioè e di sua allegrezza e letizia, E d’atti ornati; cioè vedeva visi ornati d’atti, di tutte onestadi; onestade è cosa che dà onore. La forma general di Paradiso; dice generale: imperò che in particulare non l’avea compresa, Già tutta ’l mio sguardo avea compresa; cioè già lo sguardo di me Dante avea compresa tutta la forma generale di paradiso,
- ↑ Suadi; persuasivi. E.