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812 | p a r a d i s o x x x i . | [v. 25-42] |
Agnoli acquistano pace e carità, quando metteno ad esecuzione la voluntà d’Iddio. Et ora tollie una dubitazione, che potrebbe occorrere: imperò che si potrebbe dire: Se li Agnoli scendevano da Dio in questa rosa, e li Agnoli sono in grande moltitudine, dunqua lo loro descendere dovea impedire li beati da la visione d’Iddio, e così mancare la loro beatitudine. Ora tollie lo dubbio, dicendo così: Nè l’interporsi; cioè nè l’interponer sè, Di tanta moltitudine volante; cioè che faceva la moltitudine sì grande, come è quella delli Angeli, che volavano, tra ’l di sopra; cioè tra Dio, unde scendevano, e ’l fiore; cioè e la rosa, a la quale scendevano, Impediva la vista; cioè lo vedere de’ beati, e lo splendore; cioè quello, che descendeva da Dio nel mezzo de la rosa. Et ora rende la cagione, dicendo: Chè; cioè imperò che, la luce divina; cioè la luce, che viene da Dio, è penetrante; cioè è che passa ogni cosa, Per l’universo; cioè per tutto ’l mondo, secondo ch’è degno: Iddio illumina ogni cosa, secondo che è degna d’essere illuminata da lui, Sì; cioè per sì fatto modo, che nulla li può essere ostante; cioè nulla cosa può essere, che impacci la luce d’Iddio, che non passi a chi n’è degno: la grazia d’Iddio passa in ognuno, che d’essa si renda degno.
C. XXXI — v. 25-42. In questi sei ternari lo nostro autore finge come, vedendo sì grandi cose, come era lo regno di vita eterna, diventò stupefatto; et inanti fece prego a Dio per quelli del mondo, dicendo così: Questo siguro e gaudioso regno; cioè di vita eterna, lo quale è siguro, perchè non si può perdere, et è indeficiente et allegro, perchè non riceve turbazione 1, Frequente; cioè abondante, in gente antica et in novella; cioè di quelli del vecchio Testamento e del nuovo, Viso et amor; cioè intelletto e carità, avea tutto ad un segno; cioè a Dio: imperò che Iddio è lo segno, a che s’addrizza lo intelletto e la carità de’ beati. E però esclamando, prega Iddio che come governa lassù; così guardi a quelli del mondo, dicendo: O Trina luce; cioè o luce del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, che sono tre persone et una sustanzia, sicchè una luce è di tutti; e questo non à posto nel caso vocativo; ma in nominativo: imperò che parla in terza persona, che ’n unica stella; cioè la quale luce in una sola stella; questo dice: imperò che di sopra à detto che vidde una luce a modo d’un punto, che finse che fusse la Divinità, Scintillando a lor vista; cioè gittando raggi, che illuminano la vista de’ beati, sì li appaga; cioè li fa contenti, Guardi qua giuso; cioè nel mondo, nel quale finge essere, quando le cose mostrateli scrisse, a la nostra procella; cioè a la tempesta di noi uomini, li quali siamo a pericolo d’essere sommersi dai peccati nel profondo
- ↑ C. M. turbazione, anco v’è somma letizia, Frequente;