49Vedeva visi di carità suadi,1
D’altrui lume fregiati e di suo riso,
E d’atti ornati di tutte onestadi.2
52La forma general di Paradiso
Già tutta ’l mio sguardo avea compresa,
In nulla parte ancor fermato fiso;3
55E volgeami con vollia riaccesa
In dimandar la mia donna di cose,
Di che la mente mia era sospesa.
58Uno intendea, et altro mi rispuose:
Credea veder Beatrice, e viddi un Sene4 5
Vestito co le genti gloriose.
61Diffuso era per li occhi e per le gene5
Di benigna letizia, in atto pio,
Quale a tenero padre si con vene;
64Et: Ov’è ella? di subito diss’io;
Und’elli: A terminar lo tuo desiro,
Mosse Beatrice me del loco mio;
67E se riguardi su nel terzo giro
Dal sommo grado, tu la rivedrai
Nel trono, che i suoi merti li sortiro.
70Senza risponder li occhi su levai,
E viddi lei che si facea corona,
Riflettendo da sè li eterni rai.
73Da quella region, che più su tona,
Occhio mortale alcun tanto non dista,
Qualunqua in mare più giù s’abbandona,
- ↑ v. 49. C. A. E vedea visi a
- ↑ v. 51. C. A. E atti
- ↑ v. 54. C. A. tutto mio sguardo avie
- ↑ v. 59. C. A. Credia
- ↑ 5,0 5,1 vv. 59. 61. Sene; vecchio: gene; guancie, secondo il latino senex, gena. E.