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che quella d’Iddio è cosa increata, e quella de’ beati è cosa creata, Viddi; cioè io Dante, specchiarsi; cioè nel detto lume ragguardare e vedere sè et ogni cosa, in più di mille sollie; cioè sedie circulari; ecco qui pone uno infinito, a denotare uno numero grandissimo; e figura che intorno al detto lume siano sedie in tondo, l’una più alta che l’altra, come sono gradi nell’arena di Verona, sicchè pognano 1 che ’l lume fusse giù nel fondo, e per li gradi in torno fusseno l’anime beate; e però dice: Quanto di noi; cioè di noi omini, lassù; cioè in vita eterna, fatt’à; cioè fatto à, ritorno; cioè tornata; e dice ritorno 2, perchè l’anima viene da Dio, e ritorna a Dio: viene da Dio per creazione, e ritorna a Dio per beatificazione. E se l’infimo grado; cioè di queste sedie, in sè; cioè dentro da sè, ricollie Sì grande lume; come detto è di sopra, che è maggiore che ’l Sole, e lo corpo del Sole, come è stato detto di sopra in questa cantica, quando si trattò del quarto cielo, è 166 volte equale al corpo della Luna, e la Luna è la xvii.a parte de la terra, sicchè ’l Sole è molto maggiore che la terra, quant’è; cioè come grande è, la larghezza Di questa rosa 3; cioè di questa circulare altezza di gradi, che quanto più s’innalza, più s’allarga; e dice rosa: imperò ch’elli figura che le mansioni de’ beati in vita eterna siano in forma d’una rosa: come la rosa à lo giallo nel mezzo, e poi le foglie intorno intorno, sicchè l’estrema parte è distante dal giallo, e l’altre seconde follie via più, e le terze via più, e così di tutte l’altre; e così dice che era la beatitudine de’ beati, posta in questa forma, che lo lume grandissimo era in mezzo et in torno in torno, uno grado poi uno altro grado circulare più alto che ’l primo e più largo, e così lo terzo più che ’l secondo, e lo quarto più che ’l terzo, e così di tutti li altri, dunqua lo supremo grado è più distante dal lume, quanto debbe essere grande quasi di quantità senza misura; e però dice: nell’estreme follie; cioè nelle follie di fuori, seguitando la similitudine della rosa, intendendo per l’estreme follie le sedie più alte e più ampie e più distanti dal detto lume?
C. XXX — v. 118-129. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come elli vedeva tutto lo convento di vita eterna, e tollie via
- ↑ Pognano; pognamo, prima persona plurale oggi da non si adoperare senza affisso. E.
- ↑ Ritorno. Questo è il sano concetto della Filosofia italica da Pitagora al Gioberti. L’uomo creato da Dio dee perfezionarsi, affine di rendersi degno di tornare a Dio. E.
- ↑ La rosa rende simbolo di esso vero infinito, della virtù infinita, primo sospiro di Dante nelle sue liriche, ultima festa del suo poema. Dante effigiato con tre rose in mano, apparisce quale da Giotto volle essere rappresentato, in atto di cantare la sua vaga «Fresca rosa novella - piacente primavera». E.