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[v. 139-148] | c o m m e n t o | 69 |
l’anima nostra inanzi che muova l’omo et il corpo è mossa dalla cosa di fuora prima come dal fine; e poi che è intesa et è nel corpo siccome da agente, le quali due cagioni sono distinte 1 appresso noi; cioè agente e finale, nelle cose che sono forma in materia: imperò che la forma della cosa quando è intesa muove come agente, e la cosa fuora dello inteletto nella sua materia muove come fine; ma la cosa che è pura forma muove a l’uno et a l’altro modo siccome Iddio che è pura forma: imperò che inteso muove agente, et amato come fine: imperò che come elli è inteso così è amato e muove come fine, ponendo amore nelle cose inanimate per la inclinazione naturale; così la intelligenzia è mossa da Dio, inteso da lei sì come da agente e da amato siccome da fine: e così mostra come da inteso opera colla 2 voluntà a virtù infusa da Iddio nei cieli 3: imperò che li cieli disposti a ubedirc a Dio collo istinto che Iddio à posto in loro seguitano la virtù che esce da la voluntà della intelligenzia e muovensi, ricevuta quella in sè ad operare secondo le sue potenzie, e poi la intelligenzia mossa da Dio, come da amato, ritorna a lui siccome al suo fine, e così girandosi intorno a Dio con movimento circulare muove circularmente li cieli che la seguitano colla sua virtù infusa in loro. E così la virtù infusa da l’intelligenzia siccome vita, nel corpo celeste, cagiona li suoi effetti nelle cose inferiori secondo la potenzia del corpo celeste col quale essa virtù si lega, come si dirà di sotto.
C. II — v. 139-148. In questi tre ternari et uno versetto lo nostro autore finge che Beatrice ponesse la sua conclusione, dicendo così: Virtù diversa: imperò che diversi motori infundeno diverse virtù, fa diversa lega; cioè diversa colligazione ad operare diversamente, Col prezioso corpo; cioè celeste lo quale è di materia purissima, e però lo chiama prezioso, ch’ella; cioè che essa virtù, avviva; cioè vivifica: imperò che lo fa muovere et operare li suoi effetti, Nel qual; cioè corpo celeste, sì come vita; cioè come anima vegetativa nel corpo umano, in lui; cioè in quello corpo celeste stante, si lega; cioè si coniunge; e questo è cagione de la diversità delli effetti: imperò che altro effetto à uno corpo celeste che uno altro: imperò che la forma opera, secondo che la materia è atta a ricevere, Per la natura lieta; che è Iddio, simplice forma immutabile da la quale creati sono li angnioli; e però si chiama, natura lieta; perchè sempre sta lieta: imperò che Iddio è sommo bene, unde; cioè da la quale natura lieta, deriva; cioè descende, La virtù mista; cioè meschiata angelica che è di natura immutabile, in quanto è confirmata in grazia, e non dè avere fine, et è di natura muta-