[v. 109-117] |
c o m m e n t o |
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Iddio, Reflesso; cioè esso raggio, al sommo del mobile primo; cioè a la parte di sopra del nono cielo, che è lo primo mobile in che percuote lo detto raggio: imperò che in esso percuote, e quinde ritorna insù; e debbesi intendere che si rifletta intorno intorno, per tutta la parte di sopra del detto Cielo, Che; cioè lo quale nono cielo, prende quinde; cioè dal detto raggio, viver e potenza; cioè movimento et influenzia della sua virtù vivificativa ne li corpi inferiori. Ma nota che dice vivere: imperò che ’l moto è segno de la vita delli animali, e così lo movimento dei cieli è segno che li cieli siano corpi vivificati per la intelligenzia, che li muove, e non sono corpi semplici senza motore, et ànno da Dio potenzia d’influere, sicchè vegnono ad atto.
C. XXX — v. 109-117. In questi tre ternari lo nostro autore finge come elli vidde li scanni e le sedie de la nostra beatitudine intorno a questo lume, che è via maggiore che ’l Sole nostro mondano, in vita eterna; ma lo nostro Sole mondano non illumina se non la metà della terra, e quello illumina coi suoi raggi tutta la parte di sopra del primo mobile in torno in torno, di sotto e di sopra: e secondo che si gira lo nostro Sole; così va illuminando la terra, intorno intorno. Ma quello, stando fermo, tutto lo primo mobile ripercuote coi suoi raggi, intorno intorno. Questo come sia possibile non è intelligibile a l’umano ingegno, nè questo non è, se non come figura l’autore nostro, per dare ad intendere la beatitudine de’ beati, quanto a la sua poesi è conceduto. E per fare mellio intendere questo, arreca questa similitudine, cioè del monte, che à intorno a sè acque, dicendo così: E come clivo; cioè monte, in acqua; cioè in stagno, o in fiume, sopra quale sia, di su imo; cioè da la parte di sopra a quella di sotto, Si specchia; cioè si rappresenta e vedesi rappresentato da chi vi ragguarda, come in uno specchio si specchia chi ragguarda in esso, quasi; dice, perchè non propriamente si può dire questo, che seguita del monte, cioè: per vedersi adorno; cioè per vedersi adornato de l’erbe e dei fiori e delli arbori: imperò che ’l monte non à occhi che si possa vedere; ma parla per similitudine, come s’elli potesse vedere, Quand’è; cioè quando è lo detto monte, ne l’erbe, o vero, nel verde; ch’è più generale: imperò che per lo verde s’intendono l’erbe e li arbori, e per l’erbe, s’intendono pure l’erbe, e ne’ fioretti opimo; cioè abbondevile. Et ora adatta la similitudine, dicendo: Sì; cioè per sì fatto modo, come è detto del monte, che soprasta a l’acqua che si rappresenta ne l’acqua, soprastando intorno intorno al lume; che detto è essere maggiore che ’l Sole, lo quale figura qui la beatitudine, de la quale i beati sono beati, che è cosa creata: imperò che altra è la beatitudine d’Iddio, per la quale elli è beato, che quella de’ beati: imperò