[v. 55-69] |
c o m m e n t o |
791 |
quanto la luce è pura, tanto li occhi meno la possono sostenere; e però volendo mostrare quanto la sua virtù era cresciuta, dice che nulla luce è tanto pura, Che li occhi miei; cioè di me Dante, non si fosser difesi; cioè da essa luce, che non s’arebbono lasciato abballare da essa. Ecco che dimostra quanto li giovò, che vidde quello che prima non arebbe potuto vedere; e però dice: E viddi; cioè io Dante, lume; cioè uno lume grande, in forma di rivera; cioè in forma d’uno fiume, che corra tra due ripe, Fulvido; cioè splendido, di fulgori; cioè di splendori, infra duo rive; cioè tra due ripe, Dipinte; cioè le dette ripe, d’ammirabil primavera; cioè d’una meravigliosa verdura d’erbe e di fiori. Di tal fiumara; quale detta è, uscian faville vive; cioè fuori d’essa, E d’ogni parte; cioè dall’una ripa e dall’altra, si mettean; cioè le dette faville, ne’ fiori; cioè che erano in su le dette ripe, Quasi rubbin; ecco che fa similitudine: rubbino è pietra preziosa di colore di fuoco, che oro circunscrive; cioè che è intorneato dall’oro. Poi, come inebriate; cioè le dette faville ripiene, come lo briaco del vino, dalli odori; cioè de’ fiori, che erano in su le ripe, Riprofundevan sè; cioè imbagnavano sè da capo, nel miro gurge; cioè nel meraviglioso fiume, che detto è. E s’una; cioè favilla, intrava; nel detto fiume, un’altra; cioè favilla, n’uscia fuori; cioè del detto fiume, e così intravano et uscivano del fiume a lè ripe, e dalle ripe al fiume. Questa è una fizione che l’autore fa, per osservare lo modo suo, che àe tenuto sempre in questa terza cantica; cioè mostrando che in ogni cielo li sia rappresentata la influenzia, che Iddio à dato e posto in esso cielo. E però, perchè la grazia de la beatitudine delle anime umane immediatamente è da Dio, però finge ora ch’elli vedesse questa grazia a modo d’uno fiume: imperò che, come lo fiume è indeficiente; così la grazia d’Iddio; e finge che tale fiume sia di lume: imperò che tale grazia è illuminante; e finge che sia fiume, per accordarsi co la santa Scrittura, che dice: Benedicite aquae omnes, quae super caelos sunt, Domino: imperò che queste acque sono le grazie indeficienti d’Iddio. E nel primo libro della Bibbia, cioè nel Genesi, si scrive: Et spiritus Dei 1 ferebatur super aquas. Finge che intorno siano ripe piene d’erbe e di fiori, a significare l’anime dei santi uomini, che sono nel mondo ne la grazia d’Iddio, intendendo per le ripe la santa Chiesa; per l’erbe, le virtuose operazioni; e per li fiori, l’anime sante che in essa congregazione dei catolici sono; e finge che li fiori fussono in su l’erbe, a significare li atti virtuosi, in che sè esercitano l’anime, che sono illuminate da la grazia d’Iddio; e finge che faville vive escano del fiume e vadino in su’ fiori, a significare che li Agnoli, che sempre
- ↑ Domini