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c o m m e n t o |
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altri: imperò che tutti li tiene dentro da sè, cioè li altri che sono otto, al Ciel; cioè empireo, che è decimo et ultimo, ch’è pura luce: imperò che quello cielo è luce purissima, luce formale di tutte le luci, Luce intellettual; cioè che solo collo intelletto si comprende, piena d’amore: imperò che è piena questa luce di vera carità, Amor di vero ben; cioè che questo cielo è pieno de l’amore del vero bene, che è Iddio, pien di letizia: imperò che questo bene è pieno di letizia in sè, et a tutti li beati la presta e dona, Letizia che trascende; cioè trapassa, ogni dulcore 1; cioè ogni dolcezza: ogni dolcezza, che imaginare si può, è avanzata da questa, che è ine la detta luce: questa luce è esso Iddio, come dice santo Ioanni evangelista, quando dice nel suo Evangelio: Erat lux vera, quae illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum — . Qui; cioè in questo cielo, vederai: cioè tu, Dante, colli occhi della mente, cioè collo intelletto e con la ragione, l’una e l’altra delizia Di paradiso; cioè l’una e l’altra dilezione dei beati, cioè la natura angelica che rimase ne l’obedienzia e nella grazia d’Iddio, e l’umana specie che sta beata in vita eterna, e l’una; delizia, cioè l’umana specie, in quelli aspetti; cioè in quelle viste et in quelli atti, Che tu; cioè Dante, vedrai; con li occhi corporali, a l’ultima iustizia; cioè a lo di’ de l’iudicio, quando verrà Cristo nella sua maiestà ad iudicare li buoni e li rei: imperò che a sì fatto iudicio verranno li omini e non li Agnoli: imperò che sono confermati in grazia: imperò che furno iudicati, infine nel principio quando furno creati: imperò che quelli, che furno obedienti a Dio, rimaseno nella grazia d’Iddio confermati e nella beatitudine sua; e li disubidienti e superbi furno dannati, sicchè lo iudicio di loro fu fatto allora; ma lo iudicio dell’umana specie non si debbe fare, in fin che non ritorna l’anima col corpo, che sarà al di’de l’iudicio. Siccome l’anima col corpo insieme à meritato o demeritato; così debbe essere iudicato a premio, o vero a pena. Ma potrebbe l’omo dubitare; perchè l’anima prima va a beatitudine, o vero a dannazione, secondo lo suo merito, o vero demerito. Puòsi rispondere che questo è come una caparra di beatitudine, o di penalità, secondo che l’omo à meritato o demeritato. E perchè lo corpo debbe essere signoreggiato dall’anima, e niente può se l’anima non vuole, però merita l’anima prima di sentire lo premio del merito, o vero la pena de lo demerito, innanti che ’l corpo, e dopo l’iudicio, fatta la generale risuscitazione, perchè l’anima col corpo àe meritato, o vero demeritato, però l’una e l’altro insieme arà beatitudine perpetua, o vero pena.
- ↑ Dulcore, da dulco o dolco vivente sempre in bocca del popolo toscano. E.