100Lume è lassù, che visibile face
Lo Creatore a quella creatura,
Che solo in lui vedere à la sua pace;1
103E sè distende in circular figura
In tanto, che la sua circunferenza2
Serebbe al Sol troppo larga cintura.
106Fassi di raggio tutta sua parvenza,
Reflesso al sommo del mobile primo,
Che prende quinde viver e potenza.
109E come clivo in acqua di su imo3
Si specchia, quasi per vedersi adorno,
Quant’è nel verde e ne’ fioretti opimo;
112Sì, soprastando al lume intorno intorno,.
Viddi specchiarsi in più di mille sollie
Quanto di noi lassù fatt’à ritorno.4
115E se’ l’infimo grado in sè ricollie
Sì grande lume, quant’è la larghezza
Di questa rosa nell’estreme follie?
118La vista mia nell’ampio e ne l’altezza
Non si smarriva; ma tutto prendeva5
Il quanto e ’l quale di quella allegrezza.
121Presso e lontano lì nè pon, nè leva:
Chè, dove Iddio senza mezzo governa,
La legge natural nulla rileva.
124Nel giallo de la rosa sempiterna,
Che si dilata e digrada e redole6
Odor di lode al Sol che sempre verna,
- ↑ v. 102. C. A. Che in solo veder lui à
- ↑ v. 104. C. A. circonferenza
- ↑ v. 109. Clivo; monte, giusta il clivus de’ Latini. E.
- ↑ v. 114. C. A. da noi
- ↑ v. 119. C. A. apprendeva
- ↑ v. 125. Redole, imitato il redoleo; rendere odore, dei Latini. E.