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c a n t o     xxx. 783   

100Lume è lassù, che visibile face
     Lo Creatore a quella creatura,
     Che solo in lui vedere à la sua pace;1
103E sè distende in circular figura
     In tanto, che la sua circunferenza2
     Serebbe al Sol troppo larga cintura.
106Fassi di raggio tutta sua parvenza,
     Reflesso al sommo del mobile primo,
     Che prende quinde viver e potenza.
109E come clivo in acqua di su imo3
     Si specchia, quasi per vedersi adorno,
     Quant’è nel verde e ne’ fioretti opimo;
112Sì, soprastando al lume intorno intorno,.
     Viddi specchiarsi in più di mille sollie
     Quanto di noi lassù fatt’à ritorno.4
115E se’ l’infimo grado in sè ricollie
     Sì grande lume, quant’è la larghezza
     Di questa rosa nell’estreme follie?
118La vista mia nell’ampio e ne l’altezza
     Non si smarriva; ma tutto prendeva5
     Il quanto e ’l quale di quella allegrezza.
121Presso e lontano lì nè pon, nè leva:
     Chè, dove Iddio senza mezzo governa,
     La legge natural nulla rileva.
124Nel giallo de la rosa sempiterna,
     Che si dilata e digrada e redole6
     Odor di lode al Sol che sempre verna,

  1. v. 102. C. A. Che in solo veder lui à
  2. v. 104. C. A. circonferenza
  3. v. 109. Clivo; monte, giusta il clivus de’ Latini. E.
  4. v. 114. C. A. da noi
  5. v. 119. C. A. apprendeva
  6. v. 125. Redole, imitato il redoleo; rendere odore, dei Latini. E.