46Come subito lampo che discetti
Li spiriti visivi, sì che priva
Da l’atto l’occhio dei più forti obietti;
49Così mi circunfulse luce viva,
E lassòmi fasciato di tal velo1
Del suo splendor, che nulla m’appariva.2
52Sempre l’Amor, che queta questo Cielo,
Accollie in sè così fatta salute,
Per far disposto a sua fiamma il candelo.
55Non fur più tosto dentro a me venute
Queste parole brevi, ch’io compresi
Me sormontar di sopra mia virtute;
58E di novella vista mi raccesi
Tale, che nulla luce è tanto mera,
Che li occhi miei non si fosser difesi.
61E viddi lume in forma di rivera
Fulvido di fulgori, infra duo rive
Dipinte d’ ammirabil primavera.
64Di tal fiumara uscian faville vive,3
E d’ogni parte si mettean ne’ fiori,
Quasi rubbin che oro circunscrive;
67Poi, come inebriate dalli odori,4
Riprofundevan sè nel miro gurge,5
E s’una intrava, un’altra n’uscia fuori.
70L’alto disio, che mo t’infiamma et urge
D’aver notizia di ciò, che tu vei,6
Tanto mi piace più, quanto più t’urge.7
- ↑ v. 50. C. A. E lasciommi
- ↑ v. 51. C. M. C. A. suo fulgor,
- ↑ v. 64. C. A. fiumana Uscien
- ↑ v. 67. C. A. degli odori,
- ↑ v. 68. Gurge; fiume, gorgo lal gurges latino. E.
- ↑ v. 71. Vei; vedi da veere o veire. E.
- ↑ v. 72. C. A. più turge.