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[v. 130-145] | c o m m e n t o | 777 |
gressi assai ecco che Beatrice, Dante ritorna a la materia predetta, dicendo: Ma perchè noi, cioè tu et io siamo digressi assai; cioè partiti assai da la materia nostra e dal nostro proposito, per apostrofare contra li vani predicatori, ritorci; cioè tu, Dante, Li occhi; cioè tuoi, cioè la ragione e lo intelletto, oramai; cioè ingiummai, verso la dritta strada; cioè verso la via che ci mena a Dio, e seguita lo tuo viaggio, cioè l’altezza della materia, Si; cioè per sì fatto modo, che la via; cioè, secondo la lettera, lo sallimento; ma, secondo l’allegoria, lo modo di procedere nella materia, e’l tempo; che t’è conceduto a fare questo sallimento; et allegoricamente, che è conceduto a compiere questa opera, si raccorci; cioè si rabbrevi.
C. XXIX — v.130-145. In questi cinque ternari et uno versetto lo nostro autore finge come Beatrice, ritornata a la materia di prima, lasciata la disgressione, dice: Questa Natura; cioè angelica, sì oltre; cioè in sì fatta grandezza di numero, s’ingrada; cioè si stende di grado in grado, In numero; cioè in quantità naturale, che mai non fu loquela; cioè mai non fu parlare d’uomo, Nè concetto; cioè pensamento, mortal; cioè d’omo, che è mortale, che; cioè lo quale concetto, tanto vada; quanto va lo numero delli Angeli. E se tu guardi; cioè tu, Dante, quel che si rivela Per Daniel; cioè quello, che si manifesta per lo profeta Daniel nel capit. iv, vedrai; cioè tu, Dante, che ’n suo’ milliaia; cioè in quelle milliaia, de le quali fa menzione, Determinato numero si cela; cioè s’appiatta lo numero determinato, ponendo lo numero indeterminato. La prima luce; cioè divina, che è luce eterna senza principio, che; cioè la quale, tutta la raia; cioè tutta la natura angelica illumina coi suoi raggi, Per tanti modi; cioè per modi innumerabili, come sono innumcrabili li Angnoli: imperò che in ciascuno percuote uno dei raggi de la divina luce, in essa; cioè natura angelica, si ricepe; cioè si riceve, cioè la detta luce divina, Quanti son li splendori; cioè angelici, a che; cioè ai quali, s’appaia; cioè s’aggiunge la divina luce; e dice s’appaia: imperò che a ciascuno s’accosta, secondo ch’elli n’è capace. Unde; cioè per la qual cosa, però che all’atto; cioè della materia angelica, che concepe; cioè lo quale atto riceve 1 nel suo concetto lo splendore della divina luce, Segue l’affetto; cioè lo desiderio, d’amar la dolcezza; cioè secondo che l’atto della mente angelica intende Iddio, cresce l’amore inverso la dolcezza che sente nello intendere Iddio, Diversamente in essa; cioè in essa natura angelica, ferve; cioè riscalda tale amore, e tepe; cioè e raffredda, cioè l’amore in verso Iddio nelli Angeli è secondo ch’elli intendono Iddio: se grandemente intendeno Iddio,
- ↑ C. M. riceve et accetta nel