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sitivo, che si diletta in questi beni particulari. Alcune cose sono che inclinano nel bene con buono cognoscimento e sì perfetto, che cognosceno quello termine per ragione essere buono, e questa inclinazione è chiamata voluntà et è nelli omini che, ragionando, intendono; ma li Angeli non intendono ragionando, nè per decorso, nè componendo, nè dividendo, come detto è; adunqua questa voluntà non è in essi. Ma siccome ellino intendono più eccessivamente che li omini; così si debbe intendere che in essi sia una inclinazione in bene, la quale sia in eccellenzia maggiore che quella delli omini, e niente di meno voluntà è chiamata l’una e l’altra, benchè altra sia l’una, et altra sia l’altra. Li omini volgliano ora una cosa, ora una altra; li Angeli sempre vogliano una medesima cosa, secondo che intendeno: imperò che sono confermati in grazia; e così si debbe dire della memoria: imperò che la memoria ne li omini è potenzia divina fondata in organo corporale, e delli Angeli non si può dire: imperò che non ànno corpo. Ancora la memoria ne l’omo è delle cose passate; alli Angeli ogni cosa è presente, sicchè peraltro modo si debbe intendere memoria ne l’omo. e peraltro modo più eccellente nelli Angeli, benchè ad uno medesimo modo si chiami; sicchè equivocazione è ne’ vocabuli, che sono simili in voce et altro significano; dunque bene finge l’autore che Beatrice parli, come detto è. Seguita.
C. XXXIX — v. 82-93. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come Beatrice, continuando la sua orazione, conchiude poi che à dichiarato come si debbia intendere le tre potenzie dell’anima essere nelli Angeli, come li predicanti e li lettori nelle scuole de la santa Teologia errano, dicendo così: Sicchè; ecco che conchiude, laggiù; cioè nel mondo, non dormendo si sogna: suole l’omo dormendo songnare, et è qui sognare parere vedere quello che l’omo non vede; e perchè lo sognare non avviene se non dormendo, dice che molti Teologi nel mondo non dormendo sognano: imperò che pare loro vedere quello che non vedono, e questo è doppio errore, quando a l’uomo pare sapere la verità et elli non la sa, e questo è sognare non dormendo; e però adiunge: Credendo e non credendo dicer 1 vero; ecco in che modo si sogna non dormendo; cioè credendo dire il vero e non lo dire, e questo è bene sognare: imperò che li pare quello che non è, cioè quando l’omo sogna, e non credendo dicer vero; e questo è anco sognare non dormendo: imperò che dice quel che non è, non dormendo: imperò che cognosce che dice ’l vero, e qui è malizia; e però dice: Ma nell’uno; cioè in questo ultimo, cioè non credendo dicer vero, è più colpa e più vergogna; cioè
- ↑ Dicer, secondo il latino. E.