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catori, et incominciasi quine: Non disse Cristo ec.; nella quinta parte finge che Beatrice, seguendo lo suo parlare, dimostri la pena ch’ellino di questo peccato sosterranno, e come Beatrice ritornò al proposito, et incominciasi quine: Ma tal uccel ec.; nella sesta et ultima l’autore finge come Beatrice, tornata al proposito, dimostrò la grande moltitudine delli Angeli e la loro beatitudine, et incominciasi quine: Questa Natura ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo coll’esposizione letterale, allegorica e morale.
C. XXIX — v. 70-81. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che Beatrice, continuando lo suo parlare narrando della natura delli Angeli, dichiara come si debbia intendere che li Angeli abbiano le potenzie che à l’anima umana, cioè memoria, intelletto e Voluntà, dicendo così: Ma perchè ’n terra; cioè giù nel mondo, per le vostre scuole; cioè per le scuole de la santa Teologia 1, Sì leggie; cioè da’ maestri della santa Teologia, che l’angelica natura E tal; cioè è sì fatta, che ’ntende, e si ricorda, e vuole; cioè àe intelligenzia, memoria e voluntà, Ancor dirò; cioè io Beatrice, perchè; cioè acciò che, tu; cioè Dante, veggi 2 pura La verità che; cioè la quale, laggiù; cioè nel mondo, si confonde; cioè si fa non intelligibile, Equivocando; cioè pigliando lo vocabulo sotto varie significazioni: quando lo vocabulo è uno e le significazioni siano varie, allora è equivocazione, in sì fatta lettura; cioè chente si fa per le vostre scuole. Queste sustanzie; cioè angeliche, poi che fur ioconde; cioè beate e liete, De la faccia d’Iddio; cioè della visione d’Iddio beatifica: che la faccia d’Iddio non è altro, che la sua visione, non volser viso; cioè non volseno e non cessorno la loro intelligenzia: imperò che lo viso delli Angeli è lo intendere delli Angeli, Da essa; cioè da essa faccia d’Iddio, cioè da la visione sua: imperò che se li Angeli non avessono sempre la visione beatifica, non sarebbono beati; e però sempre l’ànno, e questo è con lo intelletto: imperò che Iddio, in quanto Iddio, non si può vedere altramente, nè li Angeli possano altramente vedere che con lo intelletto, da cui; cioè dalla quale faccia, cioè d’Iddio: e la faccia d’Iddio è lo intendere d’Iddio, e dal suo intendere nulla s’appiatta. Iddio ogni cosa intende, e questo è lo suo vedere; intendere è comprendere l’essere vero della cosa e sapere, et Iddio ogni cosa sa; e però dice nulla si nasconde; cioè niuna cosa s’appiatta. Però non ànno; cioè li Angeli, vedere interciso; cioè intendere variato e tramezzato da alcuna cosa, come ànno li omini: imperò che nuovo obietto non muta lo loro intendere, come fa ne li omini: imperò che in Dio