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vostri elementi; cioè mutò e cambiò il subietto, cioè quello che sta di sotto de li elementi vostri, cioè di vuoi uomini che vivete nel mondo, e questa è la terra che sotto sta a tutti li elementi: imperò che prima era pura la terra, e poi fu infetta che Io Lucifero colla sua setta cadde e ruinò: imperò che riempiè la terra della sua malizia et infecela e guastolla, e parte ne rimase ne l’aire caliginoso e parte in su la terra, e parte andò infine al centro della terra, e quine è lo inferno: e però molti testi ànno Turbò, che si debbe esponere come detto è, et è più chiaro. L’altra; cioè parte delli Angnoli, rimase; cioè in cielo, e quella che cadde si tiene che fusse delle dieci parti l’una d’ogni ordine, e cominciò questa arte; cioè del circuire Iddio, Che; cioè la quale arte, Tu; cioè Dante, decerni; cioè vedi co lo intelletto, Con tanto diletto; che ànno in contemplare Iddio e pensare la sua infinita potenzia, sapienzia e bontà, Che mai dal circuir; cioè Iddio, non si diparte; cioè non si cessa: imperò che la beatitudine loro è contemplare Iddio, e però da questo non si parteno: imperò che sono confermati in grazia. E non debbiamo credere che lo circuire sia, se non co lo intelletto, che Iddio non è contenuto da luogo et è immenso, sicchè non si può circuire se non co lo intelletto, considerando la sua infinita bontà, e per questo amandolo e fruendolo; e così è l’Agnolo beato, e l’anima umana. Seguita.
C. XXIX — v. 55-69. In questi cinque ternari Io nostro autore finge come Beatrice, seguitando lo suo parlare, dichiarò a Dante la cagione della ruina delli Angnoli reprobi, e la confermazione delli Anguoli buoni, dicendo cosi: Principio del cader; cioè della caduta delli Angnoli reprobi ne fu principio la superbia del Lucifero; e però dice: fu ’l maladetto Superbir di colui; cioè del Lucifero, che disse: Disponam sedem meam ab Aquilone, et ero similis Altissimo-, Che tu; cioè lo quale Lucifero tu, Dante, vedesti Da tutti i pesi del mondo costretto: imperò ch’elli lo vidde nel centro della terra, al quale caddeno tutti li pesi, fitto nel sasso forato, siccome fu detto nel xxxiii canto de la prima cantica. Quelli; cioè Angnoli, che; cioè li quali Angnoli, vedi; cioè tu, Dante, qui; cioè in questo luogo, cioè in paradiso, furon modesti; cioè temperati et umili: imperò che modestia è specie de l’umilità, A riconoscer 1 sè; cioè creati, da la bontate; cioè divina, Che; cioè la quale, li avea fatti a tanto intender; cioè a così grande intelligenzia, come avea dato loro, presti; cioè solliciti et apparecchiati, Per che; cioè imperò che, le viste 2 lor; cioè dei detti