49Non iungeriesi, numerando, al venti12
Sì tosto, come de li Agnoli parte3
Mutò ’l subietto dei vostri elementi.4 52L’ altra rimase, e cominciò questa arte,
Che tu decerni, con tanto diletto,5
Che mai dal circuir non si diparte. 55Principio del cader fu ’l maladetto
Superbir di colui, che tu vedesti
Da tutti i pesi del mondo costretto. 58Quelli, che vedi qui, furon modesti
A ricognoscer sè da la bontà te,
Che li avea fatti a tanto intender presti; 61Per che le viste lor fur esaltate
Con grazia illuminante, e col lor merto,6
Sì ch’ànno ferma e piena voluntate.7 64E non vollio che dubbi; ma sia certo
Che ’l ricever la grazia è meritorio,
Segondo che l’ affetto li è aperto.8 67Omai dintorno a questo consistorio9
Puoi contemplar assai, se le parole
Mie son ricolte, senz’altro aiutorio. 70Ma perchè ’n terra, per le vostre scuole,
Si leggie che l’ angelica natura
È tal, che ’ntende, e si ricorda, e vuole; 73Ancor dirò, perche tu veggi pura
La verità, che laggiù si confonde,
Equivocando in sì fatta lettura.