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[v. 130-139] | c o m m e n t o | 751 |
e l’ultimo ordine tira l’altre creature di sotto da sè, e ciascuno superiore tira in verso sè, cioè che tira l’inferiore con maggior forza e virtù che lo inferiore, et ogni cosa tirano in verso Iddio; ma lo inferiore non tira con tanta virtù, quanto lo superiore. Seguita.
C. XXVIII — v. 130-139. In questi tre ternari et uno versetto lo nostro autore finge come Beatrice li manifestò unde s’ebbe notizia di questi ordini delli Angeli e delle gerarcie; e come differenzia fu tra santo Dionisio e santo Gregorio nella nominazione e distinzione, et approvò lo detto di Dionisio e dannò quello di santo Gregorio molto onestamente, manifestando unde santo Dionisio l’ebbe, dicendo così: E Dionisio; questo fu santo Dionisio, lo quale, studiando ad Atene quando vidde nella passione di Cristo scurare lo Sole, che fu cosa contra natura: imperò che la Luna era in opposizione al Sole nella maggiore distanzia che possa essere, disse: Aut Deus naturae patitur, aut totius mundi machina destruetur; e poi a la predica di santo Paolo apostolo si convertitte a la fede e fu ammaestrato da lui di quelle cose, che vidde quando fu ratto infine al terzo cielo, come fu nel xxvi canto di questa cantica, sicchè allora imparò da santo Paolo le nominazioni delli ordini delli Angeli e le situazioni loro e le distinzioni delle gerarcie, con tanto disio; cioè con tanto desiderio, A contemplar questi ordini; cioè delli Angeli, si mise; cioè misse sè nel suo libro ch’elli fe 1 De Divinis nominibus, De Coelesti Hierarchia 2, Che li nomò; cioè che santo Dionisio nominò li detti Angeli, e distinse; cioè e divise in tre gerarcie, e ciascuna gerarcia in tre ordini, com’io; cioè come io òne nominato e diviso io Beatrice. Ma Gregorio; cioè ma santo Gregorio, da lui; cioè da santo Dionisio, poi si divise; cioè dicendo altramente, che santo Dionisio; e la differenzia fu nell’ordine che si chiama Principato: imperò che santo Dionisio lo puose nella terza gerarcia nel primo ordine; e santo Gregorio lo puose nella seconda gerarcia nel mezzo, quine dove santo Dionisio puose le Virtù, e le Virtù puose santo Gregorio nel primo ordine de la terza gerarcia dove santo Dionisio puose li Principati. E fingendo, pone come la sentenzia di santo Dionisio è vera, e non quella di santo Gregorio, fingendo che santo Gregorio dannasse la sua sentenzia, dicendo così: Onde sì tosto, come l’occhio; cioè dell’intelletto, aperse; cioè santo Gregorio, In questo Ciel; cioè nel quale noi siamo, cioè com’elli fu morto e fu in paradiso, di sè medesmo rise; cioè santo Gregorio accorgendosi che non avea ben ditto. Et ora dimostra come Beatrice avverò la sentenzia