[v. 112-126] |
c o m m e n t o |
63 |
premo che dalli abitatori della terra si vegga, dentro dal quale sono li sette cieli dei sette pianeti. Li quali sono ordinati nelle sue spere più bassi l’uno che l’altro, e non sono di materia compatta che impacci la nostra vista come è l’ottavo, come già è stato detto di sopra nella presente cantica; e tutti si muoveno col primo mobile e fanno una revoluzione in 24 ore da oriente ad occidente e di quinde ad oriente, e per quello moto naturale et uniforme pilliano virtù effettiva, ciascuno secondo la sua potenzia di conservare sè in essere e l’altre cose inferiori; e niente di meno ciascuno si muove e gira col suo proprio movimento, per contrario moto dall’occidente in oriente e quindi poi in oriente sì, che l’ottavo cielo in cento anni va uno grado, e così in 36000 anni fa lo giro suo, e Saturno poi in 30 anni, et Iove in 22, e Marte in dodici anni, e lo Sole in uno anno e 6 ore, e Venere quasi in altrettanto, e Mercurio quasi in altrettanto, e la Luna tanto è più bassa che le fa in 27 di’ e quasi ore otto, com’è stato detto di sopra. E però dice l’autore che Beatrice disse che nella virtù del nono cielo giace l’essere di tutto lo suo contento: imperò che in esso contenuti stanno tutti li altri, et esso colla sua virtù muove tutti li altri secondo lo moto suo naturale in 24 ore, et esso infonde in tutti li altri col moto la sua virtù effettiva, che è cagione del conservamento dell’essere de li altri e del movimento sì come li angeli motori dei corpi celesti, cioè dei pianeti dei quali l’uno è distinto dall’altro, che è cagione del conservamento dell’essere suo e del movimento suo. Lo Ciel seguente; cioè l’ottavo, ch’à tante vedute; cioè lo quale à tante stelle 1 che tutte si veggono, e però le chiama vedute, Quell’esser; cioè quello esser, cioè quella virtù essenziale motiva et effettiva; e dèsi intendere 2 essenziale, cioè che à a conservare l’essere che è nella virtù del cielo nono, e che à da lui, parte per diverse essenzie; cioè per diverse sostanzie, che à in sè esso cielo ottavo, Da lui distinte; cioè da esso cielo ottavo distinte e seperate sì, come sono le stelle che sono in esso, che sono d’altra materia che esso cielo ottavo, et altri effetti ànno, e da lui contenute: imperò che tutte quelle stelle si contengnano dentro in lui, benchè siano essenzie diverse. Le distinzion; cioè le divisioni dei corpi celesti, cioè dei pianeti dei quali l’uno è distinto da l’altro, che ànno dentro da sè; cioè le quali ànno, Li altri giron per varie differenzie; cioè li 7 cerchi dei pianeti per varie differenzie: imperò che molto è differente l’uno da l’altro e sì per la sua altezza e sì per le sue vie e movimenti e per li suoi effetti,
- ↑ Secondo il Gioberti, Dante chiamando le stelle vedute o viste , allude alla potenziale intelligenza delle stelle e alla intrinseca analogia della mentalità e della luce. E.
- ↑ C. M. virtù essenziale,