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c a n t o     xxviii. 731   

52Unde, se ’l mio disio dè aver fine
     In questo miro et angelico tempio,
     Che à solo amore e luce per confine,1
55Udir conviemmi ancor come l’esemplo
     E l’ esemplare non vanno d’ un modo
     Chè io per me indarno ciò contemplo.
58Se li tuoi diti non sono a tal nodo
     Sofficienti, non è meraviglia:
     Tanto per non tentare è fatto sodo.
61Così la donna mia; poi disse: Piglia
     Ciò ch’io ti dicerò, se vuoi saziarti,2
     Et intorno da esso t’ assottiglia.
64Li cerchi corporal son ampi et arti,3
     Secondo ’l più e ’l men della virtù le,
     Che si distende per tutte lor parti.
67Maggior bontà vuol far maggior salute,
     Maggior salute maggior corpo cape,
     S’elli à le parti equalmente compiute.4
70Dunque costui, che tutto quanto rape
     L’ altro universo seco, corrisponde
     Al cerchio, che più ama e che più sape.5
73Per che, se tu a la virtù circonde
     La tua misura, e non a la parvenza
     Delle sustanzie che t’appaion tonde,
75Tu vederai mirabil consequenza
     Di maggio a più e di minore a meno,
     In ciascun Cielo a sua Intelligenza.

  1. v. 54. C. M. Che solo amore e luce à per
  2. v. 62. C. A. Quel che io ti dirò,
  3. v. 64. C. A. cerchi corporai
  4. v. 69. C. A. S’ella à le
  5. v. 72. Sape, naturale desinenza dall’infinito sapere. E.